Via Poma: chiesta archiviazione per omicidio Simonetta Cesaroni, Mario Vanacore tra i sospettati

Via Poma: chiesta archiviazione per omicidio Simonetta Cesaroni, Mario Vanacore tra i sospettati

Per il delitto di Via Poma è stata chiesta l’archiviazione per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, ma Mario Vanacore tra i sospettati

La breaking news dalla Scena del Crimine riguarda il caso di Via Poma.

Il caso ancora aperto di Simonetta Cesaroni non cessa di riservare colpi di scena.

Secondo i Carabinieri l’assassino di Simonetta Cesaroni sarebbe infatti proprio Mario Vanacore, figlio del portiere del condominio di via Poma.

Tuttavia la Procura ha chiesto l’archiviazione del caso.

Com’è possibile questo?

L’informativa dei Carabinieri su via Poma e l’omicidio di Simonetta Cesaroni: Mario Vancore tra i sospettati

Partiamo dalle indagini svolte dai Carabinieri di Roma.

Secondo i militari dell’Arma l’assassino di Simonetta Cesaroni sarebbe il figlio dello storico portiere di via Poma, Pietro.

Si tratterebbe di Mario Vanacore quindi.

Le risultanze delle loro indagini sono finite nell’informativa depositata presso la Procura di Roma all’attenzione dei magistrati che seguono il caso.

Lo rende noto l’ANSA.

La ricostruzione dei Carabinieri su Mario Vanacore e via Poma

Sempre secondo i Carabinieri, quel pomeriggio del 7 agosto del 1990 sarebbe stato proprio Mario a entrare nell’ufficio di Simonetta Cesaroni, in via Poma.

L’incontro con Simonetta l’avrebbe sorpreso, portandolo al desiderio di violentarla.

Così l’avrebbe trascinata nella stanza del direttore dell’ufficio, venendo però da lei colpita.

A quel punto l’avrebbe tramortita con un violento colpo al viso.

Poi, sopra di lei, l’avrebbe ripetutamente attinta con 29 colpi.

Via Poma: chiesta archiviazione per omicidio Simonetta Cesaroni, Mario Vanacore tra i sospettati

Il ruolo di Pietro Vanacore nel delitto di Simonetta Cesaroni a via Poma

I carabinieri, nell’informativa, spiegherebbero anche il ruolo svolto da Pietro Vanacore, padre di Mario.

Secondo i militari l’uomo avrebbe prima mentito in corso di indagini accusando il datore di lavoro di Simonetta Cesaroni, Salvatore Volponi.

Lo avrebbe fatto, con la complicità della moglie e madre di Mario, Giuseppina De Luca, per coprire il figlio.

Si ricorda che Pietro Vanacore venne arrestato 3 giorni dopo il delitto, e passò quasi un mese in carcere.

Via Poma: il suicidio di Pietro Vanacore 20 dopo l’omcidio di Simonetta Cesaroni

Sicuramente qualche segreto terribile Pietro Vanacore lo conosceva.

Forse questo o forse la consapevolezza di una vita passata nel sospetto lo hanno portato al suicidio.

Nel 2020, a 30 anni dall’omicidio, Pietro Vanacore si è lasciato affogare.

Aveva appena deposto nel corso del processo a carico di Raniero Brusco, ex fidanzato di Simonetta Cesaroni.

Vanacore lasciò nei pressi del corso d’acqua in cui ha trovato la morte un cartello con scritto “20 anni di sofferenze e di sospetti ti portano al suicidio“.

Davvero si trattava solo di quello o c’era molto di più?

La Procura su via Poma, chiesta archiviazione: per Mario Vanacore solo ipotesi e suggestioni

Nonostante l’informativa dei Carabinieri, la Procura di Roma lo scorso 13 dicembre 2023 ha chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto dopo la richiesta della famiglia di Simonetta Cesaroni.

Nonostante tutte le indicazioni fornite infatti, la Procura parla di “ipotesi e suggestioni che non consentono di superare le forti perplessità sulla reale fondatezza del quadro ipotetico tracciato”.

Niente di fatto quindi.

Su via Poma è stata chiesta l’archiviazione per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, anche se per i Carabinieri Mario Vanacore resta tra i sospettati

Via Poma: per la Commissione Parlamentare vi fu un’intensa attività dopo l’omcidio di Simonetta Cesaroni

Il nome di Pietro Vanacore è sempre stato fatto, anche all’epoca del delitto.

Lo ricorda anche la commissione parlamentare antimafia che si occupò del caso di Simonetta Cesaroni.scoprì il corpo di Simonetta Cesaroni diverse ore prima del ritrovamento ufficiale.

Non solo: secondo la commissione vi fu “un’attività post delictum, intesa a occultare il fatto omicidiario o quantomeno a differirne la scoperta, oppure persino ad attuare un qualche proposito di spostamento della salma dal luogo in cui fu poi rinvenuta”.

Accuse precise e gravi, che però a oggi non hanno permesso ancora di mettere la parola fine al cold case di Via Poma e all’omicidio di Simonetta Cesaroni.

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