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Qual è il profilo dello stalker e del femminicida?
Esiste una specifica psicopatologia, e come si dispiega la criminodinamica?
La prima cosa che va detta è che non esiste un profilo unico di questi soggetti.
Questo dipende dal fatto che gli individui possono essere diversi in base a:
- estrazione sociale;
- cultura;
- stato economico.
Tuttavia è possibile rinvenire delle caratteristiche comuni in quanto al profilo psicopatologico.
Ad esempio si tratta di soggetti che spesso provengono da contesti violenti. Ancora, sono uomini inclini a giustificare la violenza contro la donna, e possono avere storie di abuso di alcool o sostanze.
Spesso sono caratterizzati da quello che si definisce attaccamento ambivalente sviluppato nell’infanzia.
In situazioni di stress, come un abbandono, possono mettere in atto comportamenti aggressivi e agire la violenza.
Cosa non è il femminicidio: non è un raptus improvviso
Un’altra premessa importante da fare quando si vuole tracciare il profilo dello stalker e del femminicida è che la sua violenza non è mai improvvisa.
Non siamo infatti in presenza di un raptus, o di incapacità mentale (tranne che in rari casi).
Si tratta sempre di un atteggiamento premeditato, calcolato, e messo in atto con persecuzioni, pedinamenti e minacce.
L’uomo arriva a questa violenza dopo un’escalation, con l’epilogo quasi annunciato.
Ci sono delle situazioni che esasperano la sua violenza.
Ad esempio, durante il lockdown imposto agli italiani a causa della pandemia di Covid-19, si è notata un’esacerbazione della violenza domestica.
Lo ha confermato lo stesso ISTAT quando ha affermato che “l’emergenza generata dall’epidemia ha accresciuto il rischio di violenza sulle donne”.
Permanendo in casa con il proprio aggressore, le donne sono state più esposte al suo atteggiamento violento esasperato dalla crisi e dallo stress.
Vi sono però dei fattori chiave che possono far detonare la violenza dell’uomo.
Cosa fa scattare la violenza nello stalker e nel femminicida
Anche in questo caso va fatta una premessa importante, che è bene non dimenticare mai.
Non è mai la donna la causa della violenza maschile.
La colpa della donna non esiste, la responsabilità è dell’uomo.
Non c’è nulla che la donna fa o non fa per provocare l’aggressore.
L’unica cosa di cui dovrebbe preoccuparsi è quella di uscire dalla violenza.
Non si cambiano gli uomini violenti ma si devono cambiare le relazioni.
I cambiamenti
Gli uomini violenti e persecutori sono spesso molto rigidi in quanto a tratto di personalità.
Ciò vuol dire che i cambiamenti di vita possono stressarli notevolmente.
Tendono a voler avere tutto sotto controllo, soprattutto la donna.
Va anche specificato che una cosa è il maltrattamento domestico, altra cosa è lo stalking e il femminicidio.
Nel primo caso la violenza dell’uomo verso la donna si innesca per un licenziamento, per un trasferimento, per un problema che l’uomo non sa gestire.
Nel secondo caso è l’abbandono della donna a risultare insostenibile per il persecutore femminicida.
Il rifiuto della donna; l’incapacità di accettare il no
Sicuramente il fattore scatenante della violenza in questi soggetti è il no della donna.
Questi individui fragili psicologicamente e narcisisti, non tollerano la frustrazione di sentirsi abbandonati
Così reagiscono con violenza contro la donna che ha osato lasciarli.
Se da un lato vi è l’angoscia dell’abbandono, dall’altro vi è un io ferito.
Questi soggetti minacciano il suicidio se la donna non vorrà riprenderli, ma la verità è che non si tolgono quasi mai la vita.
Il profilo dello stalker e del femminicida: la gelosia non è amore
Spesso purtroppo, e questo accade soprattutto con i giovani, alcuni atteggiamenti possessivi e gelosi vengono scambiati per passione e amore.
A volte le donne tendono a pensare che un uomo non geloso non le desideri.
Ma chiamare la propria compagna decine di volte al giorno non è mancanza, è controllo.
Fare scenate di gelosia per uno sguardo maschile non è sinonimo di passionalità, ma di violenza.
Farsi trovare sotto casa anche se la donna ha chiesto di essere lasciata sola non è segno che l’uomo non vive senza di noi, è persecuzione e non rispetto della nostra volontà.
Quando la relazione si interrompe, l’uomo violento non lo accetta.
Può cominciare quindi a perseguitarla, anche psicologicamente. Le può dire che senza di lei non vive, che se non torneranno insieme si farà del male (ciò che non avviene quasi mai).
Il profilo dello stalker e del femminicida: attenzione alla manipolazione emotiva
Tipicamente l’uomo abbandonato ricatta moralmente ed emotivamente la donna. Cerca di farla sentire in colpa per la sua decisione, facendosi vedere disperato.
Possono comparire tentativi di riconciliazione quali:
- cambierò per te;
- sarò come tu mi vuoi;
- non sarà più geloso;
- vedrai, le cose andranno bene.
Si tratta però di menzogne. L’uomo tenta di far leva sul senso di colpa della donna e sulla sua naturale predisposizione alla cura e all’accudimento.
Via via che la situazione perdura però, l’uomo può andare incontro a reazioni fuori norma.
Si tratta di momenti in cui, davanti a stimoli ambientali, la reazione dell’uomo si presenta esagerata e paradossale.
Perde letteralmente il contatto con la realtà, ma attenzione!
Non si tratta di incapacità di intendere e volere, che è sempre limitata al momento del reato.
Ciò vuol dire che anche se lo stalker e il femminicida sono affetti da patologie mentali (e spesso lo sono) queste non impediscono loro di sapere esattamente cosa stanno facendo e di premeditare la violenza.
Il profilo dello stalker e del femminicida: quali psicopatologie può presentare
Da un punto di vista psicopatologico questi soggetti possono presentare diversi disturbi classificati nel DSM-V, cioè il Manuale Diagnostico e Statistico delle Malattie Mentali.
- DOC, disturbo ossessivo-compulsivo;
- disturbo delirante con delirio erotico, di gelosia o persecutorio;
- fase maniacale del disturbo bipolare;
- personalità antisociale;
- narcisismo;
- disturbo di personalità paranoide;
- disturbo di personalità borderline.
Come detto si tratta di patologie conclamate che non escludono la capacità di intendere e volere.
Profilo dello stalker e del femminicida: il molestatore respinto
Come si diceva, quando questi soggetti si trovano davanti a un rifiuto, tenta due strade.
La prima è quella di tornare con la ex.
Quando questo non accade, scelgono la via della vendetta.
La loro mente passa letteralmente da uno stato all’altro: o mia o di nessun altro.
La volontà della donna non ha alcun valore per loro.
Un fattore chiave appare quello del cosiddetto “stile di attaccamento“.
La modalità con cui hanno vissuto il legame materno li condizionano in età adulta.
Se l’attaccamento con la madre è stato ambivalente, insicuro, disorganizzato, non riescono a sostenere l’angoscia dell’abbandono.
Quando vengono lasciati vivono questo evento come una minaccia alla loro integrità psichica.
Ecco perché cercano il contatto ossessivo con l’altro.
L’altro diventa un oggetto sul quale proiettare le proprie fantasie di possesso.
Il meccanismo è il seguente:
- stile di attaccamento disfunzionale;
- intolleranza alla distanza relazionale;
- investimento dell’altro delle proprie fantasie di possesso;
- angoscia di abbandono alla separazione;
- messa in atto di strategie di riconciliazione;
- in caso negativo distruzione dell’altro.