Canzoni trapper e violenza alle donne: il femminicidio passa anche da qui

Canzoni trapper e violenza alle donne: il femminicidio passa anche da qui

È possibile ravvisare una relazione tra le canzoni trapper e il femminicidio, data la violenza alle donne di cui si parla nei testi?

A mio avviso decisamente si.

La relazione naturalmente è indiretta, ma molto potente.

I testi contenuti nelle canzoni dei trapper e dei rapper sono pieni di:

  • insulti;
  • denigrazioni;
  • sessismo;
  • vera e propria istigazione a delinquere.

Dovrebbero essere censurati?

Ancora, si.

Cerchiamo però di argomentare questa posizione, analizzando i testi e rendendo conto delle tante richieste di censura che aumentano.

Canzoni trapper e violenza alle donne: la richiesta del Moige

Con una nota, Elisabetta Scala, vice presidente Moige, segnala come siano numerosi i testi dei trapper e dei rapper sotto accusa,

Si parla espressamente di incitamento alla violenza di genere.

Soprattutto, si fa riferimento alla possibile influenza che questi testi, data la popolarità dei “cantanti”, potrebbero avere sui minori.

Si dice anche chiaramente che questi testi potrebbero “contribuire all’aumento dei tragici casi di femminicidio nel nostro Paese”

È una posizione dura che si sostiene pienamente.

Così il Moige chiede il boicottaggio delle canzoni dalle radio e da Youtube.

Nelle canzoni trapper le donne sono oggetti da usare e uccidere: i rischi per i minori

La relazione tra le canzoni trapper e la violenza alle donne è talmente palese da apparire quasi paradossale.

Le donne vengono presentate come oggetti.

Appartengono agli uomini che possono usarle per il loro piacere.

Nel peggiore dei casi si parla di uccisioni e umiliazioni, degradazione e torture.

Appare quindi assurdo che nessuno intervenga contro questo orrendo commercio.

Tale atteggiamento si rivela molto pericoloso per i minori.

Il motivo è duplice:

  • da un lato i minori non hanno ancora sviluppato appieno la maturità cognitiva per elaborare e mettere in discussione la propria realtà;
  • dall’altro (ciò che si collega al punto precedente) i minori considerano questi personaggi come idoli da imitare.

Questo rischia di “normalizzare” questi atteggiamenti e questo modo di descrivere le donne.

Se è vero che il femminicidio è un reato di genere, allora la violenza di genere deve essere combattuta in tutte le sue forme.

Canzoni trapper: in 6 su 10 c’è violenza alle donne

Quanto è frequente il fenomeno si cui stiamo parlando?

Molto, se 6 canzoni su 10 contengono contenuto che si può senza dubbio definire istigazione alla violenza contro le donne.

Lo conferma la ricerca di “Libreriamo”, il social media che si occupa di cultura.

La ricerca, tramite l’ausilio di un software, ha analizzato circa 500 testi di trapper e rapper.

I risultati sono sconfortanti e allarmanti.

Violenza, incitamento all’odio, disparità di genere e volgari offese: questo sono 6 testi su 10.

Gli “artisti” sotto accusa (che a volte come nel caso di Baby Gang vengono arrestati per reati gravi) sono molti, e tra questi ci sono Emis Killa, Guè Pequeno e Fedez, di cui si tratterà più avanti.

Analizziamo dunque i testi incriminati.

Per la volgarità del contenuto e la violenza espressa contro le donne, le parole più offensive sono oscurate.

Emis Killa: ecco la violenza alle donne nelle sue canzoni

Il presupposto di questa analisi non è la limitazione della libertà di espressione.

Tutt’altro.

Personalmente sono convinta che questi testi andrebbero discussi nelle aule scolastiche per far comprendere cosa sia la violenza di genere.

Se ne dovrebbe parlare in Parlamento, nelle trasmissioni televisive, per sviscerare questa violenza e insegnare ai giovani maschi che questo non ha nulla a che vedere con l’amore verso le donne.

Poiché però ciò non accade, allora se ne dovrebbe vietare la diffusione.

I trapper e i rapper che scrivono tali oscenità andrebbero censurati.

Nessuno che inneggi alla violenza dovrebbe essere invitato a trasmissioni televisive o eventi pubblici.

Come fa Emis Killa nella “canzone” “Nei Guai”, un cui stralcio dice:

“Guarda quella come mastica la cicca. Le fischio ogni volta che passa di qui. Vorrei prenderla da dietro come in Assassin’s Creed”.

Il corpo della donna è completamente decontestualizzato, è una fantasia peraltro violenta che non considera la volontà femminile.

Analizziamo un altro testo che appare come il monologo di un uomo che sta per commettere un femminicidio, “3 messaggi in segreteria“.

“Guido verso casa tua […] pieno di cattive idee dettate da una sbronza. Volevo abbassare le armi, ora dovrò spararti. Non mi dire di calmarmi, è tardi str***a. Fan***o al senso di colpa, non ci saranno sbocchi. Voglio vedere la vita fuggire dai tuoi occhi […] E ora con quella cornetta ti ci strozzerò“.

Gué Pequeno: mazza e scalpello per abbattere le donne

Nel testo “Xxx, part 2 Hardcore” Gué Pequeno usa un’espressione ancor più cruenta.

“Serve una mazza e scalpello oppure il mio uc***lo per arrivare lì in fondo per abbatterla. Da dietro come un cane”.

Volendo fare un piccolo esercizio accademico, perché questi trapper immaginano (o sperano) sempre che il loro “attributo” sia potente come un’arma?

E perché le donne sono sempre prese da dietro come animali?

Non sarà che non vogliono guardarle in faccia per non vedere nei loro occhi lo scherno?

Abbiamo poi Ego Icy Subzero (subzero veramente): “Baby, fammi male perché
Se non lo farai a me, te ne farò io a te”, non è minaccia?

E Shiva: “se la tipa non vuol farlo se la sco**no i miei, gli va male perché dopo se la scop**o in sei“. Non è violenza sessuale di gruppo?

Poi Tony Effe; “Primo bacio, primo trip, caramelle nel suo drink“. Non è reato mettere droga in un cocktail altrui?

L’ipocrisia di Fedez: in piazza con le donne ma nelle canzoni istiga all’omicidio

Veniamo adesso a Fedez.

Nel testo esplicito “Blasfemia” arriva a dire “Ti do mezza busta se mi fai un mezzo busto, te la do tutta se ammazzi Barbara D’Urso“.

Ancora più esplicito il testo di “B-Rex status domini”: “Stupro la Moratti e mentre mi fa un bo***ino le taglio la gola con il taglierino“.

Ma non era lui che in occasione della giornata contro la violenza alle donne si schierava dalla nostra parte?

Il punto non è la censura, il punto è che questa non è arte ma violenza.

Forse il modo migliore per rispondere a questa volgarità e istigazione alla violenza di genere è usare le parole di un vero artista, William Shakespeare:

La donna uscì dalla costola dell’uomo:

non dai piedi per essere calpestata,

non dalla testa per essere superiore,

ma dal lato per essere uguale,

sotto il braccio per essere protetta,

accanto al cuore per essere amata.

Una donna ha bisogno di essere amata così, e chi istiga alla violenza alle donne non è un uomo-

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