Processi sui media: come influiscono sul giudizio in aula?

Processi sui media: come influiscono sul giudizio in aula?

Sempre più spesso si assiste alla celebrazione dei processi sui media prima ancora che si arrivi in aula.

Non ci si può non chiedere quindi se e come tali processi sui media influiscano sul giudizio in aula.

E’ impossibile comunque pensare che il clamore mediatico che ruota attorno ai casi di cronaca nera non influirà sullo svolgimento degli stessi, sia in fase di indagine sia in fase dibattimentale.

Processi sui media: Annamaria Franzoni era innocente o colpevole?

Se si chiedesse a chiunque “Annamaria Franzoni è stata assolta o condannata”? probabilmente si otterrebbero risposte diverse.

Eppure il processo è stato celebrato e la decisione è stata presa.

Il motivo è che nessun caso di cronaca ha avuto un impatto mediatico come quello di Cogne, padre di tutti i processi mediatici.

Tra plastici, ricostruzioni e interviste, abbiamo saputo tutto (o pensavamo di saperlo) su Anna Maria Franzoni.

Forse però non abbiamo saputo nulla sul processo.

Come è finito il primo grado?

E il secondo?

Che diceva la prima perizia psichiatrica?

E la seconda che è stata diversa dalla prima?

Infine, il Tribunale del Riesame come si è pronunciato?

I processi sui media non andrebbero celebrati

Il punto è che non lo sappiamo perché non dobbiamo saperlo.
Infatti il diritto all’informazione, parere del tutto personale, non deve riguardare le indagini dell’Autorità Giudiziaria.

Che apporto si può dare alle indagini stazionando di fronte alla “casa degli orrori?” o ascoltando esperti in TV che ricostruiscono fatti di cui non sanno nulla?

Il processo ad Alberto Stasi: perché si è gridato allo scandalo in primo grado?

Quando al Processo di Primo Grado Alberto Stasi è stato assolto per l’omicidio di Chiara Poggi si è gridato allo scandalo!
Ma perché?
Se i Giudici hanno deciso in questo senso vuol dire che è stato ritenuto tale.

Gridare allo scandalo per una sentenza che non ci piace significa, da un punto di vista cognitivo, che avevamo delle aspettative riguardo a quella sentenza e che le nostre aspettative sono state deluse.
Ma in base a cosa?
Eravamo a conoscenza degli atti?
Abbiamo partecipato ai sopralluoghi con il RIS?
Eravamo accanto al medico legale quando ha steso la sua perizia?
Abbiamo interrogato noi Stasi?
Conosciamo il Codice Penale così bene?

Tutto ciò vuol dire che ci eravamo fatti delle idee pregresse sulla base di ciò che abbiamo visto in televisione e letto sui giornali.

Il giudizio in aula si basa sullo Story Model

Per “storie” qui si intende un filone di ricerca molto noto in Psicologia della Testimonianza che si chiama “Teoria dello Story Model“.
In base a questa teoria si sa che il giudizio di chi è chiamato a decidere in Aula è influenzato (in modo inconscio ma notevole), da come il procedimento si presenta.

Si intende quindi da cosa un avvocato o un testimone dicono e soprattutto da come lo dicono.
Se si può influenzare il giudizio per come la vicenda è “narrata”, quali effetti possono avere i processi celebrati sui media sull’idea che i giudici si faranno una volta in aula?
E lo stesso clamore non potrebbe condizionare anche gli investigatori e la magistratura?

Presentare un indagato come una faccia d’angelo

oppure come dei mostri

ha effetto sul giudizio che si esporrà in aula.

Giudizio o pregiudizio in aula?

In sostanza si arriva in aula già condizionati, e cioè con un pregiudizio.
Il danno peggiore si verifica però quando gli stessi protagonisti dei casi
giudiziari si espongono mediaticamente.

Possono anche, come consulenti, violare un codice deontologico o
etico che impedirebbe di divulgare informazioni riservate.

Come si fa da Avvocato a fare dichiarazioni in TV prima ancora che in Aula?

O come si può permettere che un indagato confessi ad un giornalista prima ancora che al PM?
E ancora, come può un Criminologo ricostruire un delitto senza essere consulente di nessuno?
Uno Psichiatra può fare una diagnosi in un salotto televisivo senza nemmeno conoscere il periziando?
In definitiva chi si trovasse a decidere in un’Aula dovrebbe arrivarci senza condizionamenti da sovraesposizione mediatica.

Non dovrebbe aver letto sui giornali o seguito in TV nulla riguardo al caso su cui dovrà pronunciarsi.

È in effetti molto difficile tutto questo, ma è altrettanto vero che il processo ne risentirà.

Fonti utilizzate

Hastie, R., Penrod, S., & Pennington, N., (1983). Inside the Jury. Harvard University Press

Rivello, P., (2009). La logica del ragionamento giuridico, Rassegna dell’Arma dei Carabinieri, n. 3 Anno LVII- luglio/settembre.

Ruffini, S., Mi oppongo vostro onore! Quanto sono obiettivi i verdetti delle giurie.
Processi mentali nella costruzione del giudizio

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