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Cosa si intende per The Broken Windows Theory?
E’ possibile che solo cancellando delle scritte dai muri di un quartiere, quel quartiere diventi più sicuro?
Si possono diminuire i reati in una comunità semplicemente tenendo tutto pulito?
Lungi dall’essere domande retoriche o semplicemente utopistiche, dati alla mano è possibile dimostrare come l’ambiente influenzi la criminalità.
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Cos’è la Broken Windows Theory
La Broken Windows Theory, o Teoria delle Finestre Rotte, è un’importante teoria sociologica e criminologica formulata negli anni ’80 dal criminologo James Q. Wilson e dal sociologo George L. Kelling.
Questa teoria suggerisce che il degrado sociale e l’incuria in un ambiente urbano possono contribuire all’aumento della criminalità. L’idea centrale è che piccole disfunzioni, come finestre rotte o graffiti sui muri, se trascurate, possano portare a comportamenti antisociali più gravi.
La teoria dei vetri rotti: l’esperimento di Philip Zimbardo
Nel 1969 uno psicologo di nome Philip Zimbardo si “divertì” ad effettuare un esperimento chiarificatore che ha portato alla The Broken Windows Theory.
Il Professor Zimbardo è lo stesso che due anni dopo mise in atto il celeberrimo esperimento, molto criticato, nel quale alcuni volontari che probabilmente non sapevano esattamente a cosa sarebbero andati incontro, scelsero di impersonare il ruolo di carcerati e/o guardie in un carcere simulato.
Nell’esperimento precedente Zimbardo si limitò a parcheggiare due automobili identiche in quartieri molto diversi.
Posteggiò la prima automobile in una strada del Bronx, mentre lasciò l’altra incustodita in un quartiere di Palo Alto, in California.
Nel primo caso qualcuno distrusse letteralmente l’automobile, apparentemente per il solo motivo che era circondata da altre automobili con i “vetri rotti” tra i rifiuti. Come se il degrado avesse attirato il crimine.
Ma cosa era accaduto all’altra automobile? Nulla.
Tanto che il Prof. Zimbardo dovette romperne un vetro!
Da quel momento, nei giorni seguenti, i vandali saccheggiarono anche quest’auto.
Ed ecco che entrano in scena altri due ricercatori: Wilson e Kelling, dell’Università di Harvard.
Siamo negli anni’80, e i due ripropongono la teoria derivante dagli studi di Zimbardo secondo la quale esiste un rapporto stretto tra degrado di un ambiente e criminalità che si sviluppa in quell’ambiente.
L’articolo di Wilson e Kelling “The Broken Windows”
Nel 1982, Wilson e Kelling pubblicarono un articolo sulla rivista “The Atlantic Monthly” intitolato “Broken Windows,” che illustrava come l’inafferrabilità della criminalità minore conduca a un contesto sociale in cui i crimini più gravi prosperano.
L’esempio più comune fornito dai teorici era quello di un edificio con una finestra rotta. Se la finestra rotta non viene riparata, le persone potrebbero presume che l’edificio sia abbandonato e in preda all’incuria, il che potrebbe incoraggiare atti di vandalismo e altre forme di criminalità, producendo una spirale di deterioramento.
I principi fondamentali della Broken Windows Theory comprendono:
- segnale di incuria: la presenza di segni visibili di degrado, come finestre rotte, rifiuti e graffiti, ci segnala l’assenza di ordine e rispetto per la comunità;
- comportamento sociale: tale incuria può danneggiare il tessuto sociale della comunità, portando a un aumento della paura tra i residenti e a un ritirarsi dalla vita pubblica;
- crimine minore e crimine grave: la teoria implica anche un nesso diretto tra il crimine minore (come vandalismo e inciviltà) e crimine più grave, suggerendo che tollerare la criminalità minore possa portare a crimine serio.
Nasce la Broken Windows Theory
La teoria è semplice ma disarmante nella sua efficacia.
Se in un quartiere si danneggia una finestra e la finestra rimane rotta per giorni, molto probabilmente presto qualcuno ne romperà un’altra.
Se le finestre rotte ora sono due, probabilmente gli atti di vandalismo aumenteranno in maniera esponenziale, allargandosi anche ad altre tipologie criminali.
Il meccanismo psicologico che ne sta alla base è facilmente comprensibile.
Quando ci rechiamo in un posto pulito, dove nessuno fa rumore o getta cose a terra, difficilmente compiremo atti di vandalismo, perché ci sentiremmo “fuori posto“.
Inoltre probabilmente verremo multati, ciò che rappresenta un deterrente.
Se invece ci troviamo in un posto degradato, dove tutti commettono atti di vandalismo ma nessuno viene punito, cosa ci importa di mantenere l’ordine e la correttezza?
Anzi, probabilmente ci sentiremo gli sciocchi di turno se fossimo gli unici a comportarci bene. Questa teoria riscosse un tale successo che negli anni successivi il Professor Kelling trovò impiego come consulente nell’amministrazione di New York, la quale progettava di rimettere in sesto la rete metropolitana.
A dispetto di chi suggeriva investimenti milionari in strutture, Kelling consigliò di operare innanzitutto in due direzioni:
1. pulire e soprattutto tenere puliti i vagoni;
2. far pagare a tutti il biglietto;
Come fare?
Semplice: nel primo caso i treni venivano ripuliti ogni sera a fine corsa; nel secondo chi veniva sorpreso senza titolo di viaggio veniva letteralmente messo alla gogna in manette all’interno della stazione.
Bastarono questi due semplici accorgimenti per far diminuire, con molta pazienza e anni, i reati nella rete metropolitana.