Sindrome da Alienazione Genitoriale: la guerra sulla pelle dei figli

Sindrome da Alienazione Genitoriale: la guerra sulla pelle dei figli

Cos’è la sindrome da alienazione genitoriale?

E cosa succede quando i genitori si fanno la guerra sulla pelle dei figli?

Cosa accade al bambino?

Quali conseguenze psicologiche sviluppa?

È quello di cui ci occuperemo in questo articolo, in cui è pubblicata una ricerca integrale CONSULTABILE QUI.

Sindrome da Alienazione Genitoriale: cos’è?

La sindrome da alienazione genioriale può insorgere laddove i genitori si separino e cerchino di mettere i propri figli contro l’altro coniuge.

Insorge quindi se vi è separazione conflittuale nella coppia e se i bambini vengono invischiati in questa dinamica.

In sostanza i figli minori, in funzione dell’età e della fase del proprio sviluppo, possono sviluppare una dinamica psicologica disfunzionale. Si definisce tale, “da alienazione”, perché un genitore cerca di alienare il bambino all’altro coniuge.

I figli vengono letteralmente programmati per odiare il papà che se ne è andato o la mamma che è cattiva, arrivando a non volerli più vedere e a schierarsi con uno dei due genitori.

Il genitore che attua tale comportamento si definisce alienante, e l’altro alienato.

Le accuse al coniuge, pur di allontanarlo dal figlio, possono essere anche molto gravi e arrivare a quella di abuso.

Sindrome di alienazione parentale: la guerra coinvolge la famglia

Negli ultimi anni la sindrome è stata rinominata come sindrome da alienazione parentale, per sottolineare come la guerra si allarghi spesso all’intera famiglia, nonni e zii compresi.

Questi possono schierarsi a loro volta con uno dei due coniugi facendo letteralmente il lavaggio del cervello al bambino, convincendolo della veridicità di quello che la mamma o il papà dicono.

Si tratta però di una vera e propria aggressione alla psiche del bambino, che reagirà in modo diverso a seconda dell’età, del grado di sviluppo psichico cui è arrivato e alle risorse che possiede. Può però mettere in atto comportamenti che vanno dalla chiusura sino alla devianza.

Gli studi di Richard Gardner sulla Sindrome da Alienazione Genitoriale

Nel 1985 Richard Gardner definì la sindrome da alienazione genitoriale come “un disturbo che insorge principalmente nel contesto delle cause per la custodia dei figli. La sua manifestazione principale è la campagna di denigrazione rivolta contro un genitore. Essa è il risultato della combinazione di una programmazione effettuata dal genitore alienante e del contributo dato dal bambino in proprio, alla denigrazione del genitore alienato.

In presenza di reali abusi o trascuratezza dei genitori l’ostilità del bambino può essere giustificata e, di conseguenza, la Sindrome di Alienazione Parentale, come spiegazione dell’ostilità del bambino, non è applicabile”.

Si parla quindi del comportamento di quei figli che temporaneamente si alleano col
genitore che sentono più simile a sé, cioè quello che pensano sia vittima della separazione.
Vogliono prendersene cura e aiutarlo a superare la crisi, e a meno che non siano risposte estreme o prolungate, sono da considerarsi risposte normative positive.
I figli più sani e meglio adattati tuttavia finiscono col dimostrare uno spiccato desiderio di essere giusti ed equilibrati con entrambi i genitori, si dissociano dalla lite coniugale e a volte da entrambi i genitori.

Se sono adolescenti o giovani adulti accelerano il processo di distacco dai
genitori
e trascorreranno molto più tempo fuori casa.
Sono invece i figli più fragili che incominciano progressivamente ad alienare il genitore con cui non si sono alleati e che possono rientrare nella normalità solo se la separazione verrà gestita bene dai genitori.
Questi bambini subiscono una violenza emotiva che crea loro un danno enorme.

Le conseguenze della sindrome da alienazione parentale sui figli

Per un bambino, specialmente se piccolo, è psicologicamente impossibile scegliere tra la mamma e il papà, a meno che non vi siano situazioni di abuso o violenza (e anche in quel caso il genitore rappresenta comunque una figura di riferimento importante).

Si pensi questo: quando il minore subisce delle aggressioni (fisiche o psichiche) la famiglia rappresenta la difesa principale per la sua incolumità.
Quando però le aggressioni arrivano proprio dalla famiglia il minore è in grande difficoltà.
Le aggressioni possono infatti andare dall’estremo dei maltrattamenti all’altro estremo dell’abbandono, e la sindrome da alienazione genitoriale rappresenta quindi chiaramente una forma di violenza fatta al minore: lo si coinvolge in una separazione conflittuale.

Di fronte a questo tipo di aggressioni l’Io infantile può attivare istanze d’ansia associate a vissuti di esclusione, rifiuto, repulsione, instabilità.
Il minore, soprattutto se piccolo, ha quello che si può definire “uno scarso equipaggiamento difensivo dell’IO“, che deve ancora maturare.

Così il bambino utilizzerà diverse reazioni quali:

  • contrattacco (atteggiamento offensivo);
  • fuga (regressione);
  • nascondimento (evitamento, isolamento).

Le conseguenze di questa violenza sono èerò gravi, e secondo Gardner (1992) pososno essere di:

  • esame di realtà alterato;
  • narcisismo;
  • indebolimento della capacità di provare simpatia ed empatia;
  • mancanza di rispetto per l’autorità.

Quindi nella sindrome da alienazione genitoriale, cioè quando il figlio è coinvolto in una relazione di coppia a elevati livelli di tensione, o è in grado di uscire dal triangolo riportando il problema alla coppia (ma per fare questo deve aver raggiunto un adeguato livello di differenziazione dell’Io, di crescita personale, che generalmente non troviamo in un minore) oppure si coalizza e si allea con uno dei due elementi della coppia.

PAS e legame con la devianza minorile

Partiamo dalla considerazione che la funzione genitoriale è una funzione di tipo dinamico, cioè varia a seconda dell’età e delle richieste del minore.
Abbiamo quindi:

  • una funzione affettiva, che fornisce un contenitore affettivo stabile e costante, indispensabile per sviluppare il processo di appartenenza e di differenziazione (identità);
  • una funzione socializzante, cioè il dare ai figli forze incentivanti alla conquista di relazioni che andranno asostituire quelle parentali;
  • infine una funzione normativa, per esercitare un livello di autorità tale da trasmettere ai figli un limite.

Nelle coppie che non riescono invece a risolvere i conflitti coniugali, queste tensioni si spostano nell’area genitoriale; si confondono le due sfere (coniugale e genitoriale). Così i genitori non riescono a svolgere la loro funzione genitoriale.

Perchè un minore che vive questa alienazione può arrivare a delinquere?
Ci dobbiamo chiedere innanzitutto come, perchè e da cosa nasce tale reazione.
C’è il modo in cui un minore delinque, che può essere

  • autodiretto con un’esposizione al rischio, come avviene nella tossicodipendenza, nell’alcoolismo, nell’autolesionismo, nella depressione,
    nel suicidio e infine nelle condotte pericolose;
  • oppure eterodiretto, con l’assunzione quindi di condotte trasgressive quali appunto la devianza, la criminalità e la violenza.

Vi è poi il fine della devianza del minore, che in genere rappresenta una richiesta di aiuto.

Quindi c’è la causa della devianza, che è in genere la mancanza di maturità psicologica. Però a responsabilizzare il minore (quindi la sua capacità di intendere) e sviluppare in lui la cosiddetta funzione autoregolativa (quindi la sua capacità di volere) deve essere la famiglia.

Ecco che quando questo non avviene, può insorgere la devianza, e la PAS può esserne una delle concause.

Sintomi dei bambini nella Sindrome da Alienazione Genitoriale

Si è detto che le reazioni generali alla separazione nei bambini sono accentuate dal conflitto tra i coniugi. Queste reazioni differiscono però in base all’età del piccolo, cui si associa una fase psichica ben precisa.


Esperienze del bambino in età prescolare: 0-6 anni

In quello che si definisce periodo pre-edipico ed edipico che va da 0 a 6 anni, accade quanto segue:

  • i bambini molto piccoli (2 – 3 ½ anni) possono manifestare massicce regressioni del comportamento con incapacità di manifestare la gioia;
  • i bambini più grandi (3 ½ anni – 6 anni) mostrano un aumento del comportamento aggressivo e un’accresciuta paura di farsi male

Esperienze del bambino nel periodo di latenza: 7-10 anni

Questo è il periodo più critico per l’insorgenza della sindrome da alienazione genitoriale. e i sintomi tipici del bambino in questo periodo sono:

  • tristezza e dolore;
  • fantasie di riconciliazione;
  • collera;
  • sintomi somatici;
  • senso di perdita;
  • conflitti di lealtà.

Esperienze di soggetti in età adolescenziale: periodo critico per l’agito)

Questo è il momento più critico per l’insorgenza di comportamenti antisociali, con alternanza di depressioni interiori a fasi di aggressività esterna e anche di fughe da casa.
Quindi si vede ome uno degli elementi più frequenti in tutti i sottogruppi sia proprio l’aggressività.

Vi è una differenza tra maschi e femmine?

Nei maschi l’aggressività si sviluppa in 3 momenti:

  • ostilità vs i genitori nei bambini con meno di 7 anni;
  • ostilità vs fratelli e coetanei nei bambini tra i 7 e gli 11 anni;
  • aggressività al di fuori della famiglia e contro la legge nei minori con più di 12 anni.

Nelle femmine si ha un accenno iniziale di aggressività contro i genitori ma poi scompare o si inibisce, e si manifestano manierismi da pseudoadulte, dai 7 agli 11 anni.

In età adolescenziale compaiono al contrario incontrollati comportamenti sessuali, tossicodipendenza e attività antisociali.

Sindrome da Alienazione Genitoriale e Falso Sé di Winnicott

La PAS comporta gravi rischi per la psiche del mnore. Uno di questi è sviluppare quello che si definisce il falso sé (Winnicott).
I bambini che sviluppano un falso sé hanno una importanza centrale per i genitori o altre figuredi accudimento, non per quello che sono veramente ma per la funzione che svolgono.

Il messaggio ambiguo di essere molto apprezzato, ma solo per il ruolo particolare che si svolge, fa si che il bambino creda che se vengono scoperti i suoi sentimenti reali, specialmente quelli ostili o egoistici, verrà rifiutato o umiliato.

Sindrome da Alienazione Genitoriale sviluppo morale di Kohlberg

Un altro rischio reale collegato alla PAS è quello di non sviluppare una corretta morale (Kholberg).

Lo sviluppo del giudizio e della condotta morale sono oggetto di molteplici studi.
Kohlberg ritiene che lo sviluppo morale manifesti in ogni individuo componenti intrinseche, con uno specifico ritmo evolutivo che percorre una sequenza di passaggi obbligati.
Lo sviluppo morale si configura in 3 livelli di organizzazione, ciascuno dei quali prevede 2 stadi:

Livello Preconvenzionale

Stadio 1: moralità eteronoma (quindi dettata dagli altri);

Stadio 2: individualismo, scopo strumentale e scambio.

È tipico degli individui di 4-10 anni. Il soggetto è sensibile alle regole culturali indicanti ciò che è bene e ciò che è male nei termini delle conseguenze fisiche o edonistiche (punizioni e premi) oppure in riferimento al potere fisico e dunque alla superiorità di chi enuncia le regole.

Livello Convenzionale

Stadio 3: aspettative interpersonali reciproche, relazioni e conformità interpersonale;

Stadio 4: sistema sociale e coscienza.

È diffuso tra molti adolescenti e adulti, nei quali è dominante la tendenza al conformismo nei riguardi degli stereotipi morali presenti nella famiglia, nel gruppo e nella società.


Livello Postconvenzionale (fondato sui principi)

Stadio 5: contratto sociale o utilità e diritti individuali;

Stadio 6: principi etici universali (raggiunto da pochi).

È raggiunto solo da pochi adulti, è contraddistinto dalla tensione ai valori e ai principi morali assoluti e universali.

L’importanza della Legge 54/2006

C’è una legge in Italia che si è posta come obiettivo quello di mettere un freno alle tante denunce penali fatte in sede di separazione da parte di un genitore (spesso la madre) a carico dell’altro (spesso il padre). Queste denunce riguardavano presunti fenomeni di abuso che avrebbero permesso a un genitore di denigrare l’altro e ottenere l’affido dei figli.

La legge è nata dalla sensibilizzazione delle associazioni dei padri separati. Statisticamente infatti sono più le donne a chiedere la separazione.

Il senso della legge è proprio quello di aver cambiato i dati dell’affido condiviso: se prima della legge l’affido congiunto veniva assegnato solo nel 2% circa dei casi di separazione nei Tribunali delle grandi città, dopo la legge si è passati addirittura al
98% circa di affido congiunto.
E’ l’articolo 155 del c.c. che ha indirizzato la riforma di legge, quando dice che “anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale”.

Il punto più delicato della legge è stato la modifica all’articolo 155-bis, che riguarda l’affidamento a un solo genitore e opposizione all’affidamento condiviso. la modifica ha stabilito che “il giudice può disporre l’affidamento dei figli ad uno solo dei genitori qualora ritenga con provvedimento motivato che l’affidamento all’altro sia contrario all’interesse del minore”.

In pratica, grazie a questa legge, per avere l’affido esclusivo si deve affermare (e dimostrare) che l’altro genitore non è adatto pe rgravi motivi.

Sindrome da alienazione genitoriale: come aiutare il bambino

Tutto ciò detto, come si può aiutare un minore in questa situazione?

Si dimostra molto utile la collaborazione, all’interno di un conflitto coniugale relativo a una separazione o un divorzio, tra l’avvocato e lo psicologo.

Ad esempio il team può :

  • dare chiarimenti al cliente sul significato psicologico della separazione e del divorzio;
  • fornire al contempo dei chiarimenti relativi agli effetti sui figli a lui affidati e non affidati;
  • proporre una collaborazione per il raggiungimento del c.d. divorzio psicologico;
  • fornire una collaborazione in relazione alla comprensione dei fatti che hanno portato alla separazione;
  • dare aiuto nella separazione se la riconciliazione non è attuabile.

Ci sono poi degli atteggiamenti da sollecitare nei genitori (che sono poi quelli richiesti per le capacità genitoriali di affido), che sono:

  • proteggere agli occhi del figlio l’immagine dell’altro genitore consapevole che il piccolo ha idealmente bisogno di entrambi;
  • provvedere ai bisogni fisici e materiali del figlio;
  • generare nel bambino un senso di fiducia in sé stesso;
  • preparare per i figli un ambiente fisico sicuro, stimolante;
  • provvedere ai bisogni psicologici, emotivi, affettivi dei figli.

Dobbiamo infine però sempre ricordare che i minori hanno delle straordinarie capacità di recupero e questo recupero passa spesso attraverso lo sport (che canalizza l’aggressività e fornisce un controllo del proprio corpo, l’arte e la
musica (che usano la creatività per il superamento del trauma).

Fonti utilizzate

Capri, P. L’immaturità psicologica nel minore autore di reato in ambito peritale: valutazioni sul concetto di autodeterminazione e di responsabilità, in Adolescenti e disturbo psicopatologico, indicazioni al trattamento comunitario

Chiappinelli, L: (2008). Aspetti Psicopatologici nella relazione della coppia genitoriale, in “Atti del convegno – Le capacità genitoriali, aspetti valutativi e peritali” Roma.

Gulotta, G., Cigoli, V., & Santi, G. (2007). Separazione, divorzio, affidamento dei figli. Milano: Giuffrè Editore.

Gulotta, G., Cavedon, A., & Liberatore, M.(2008). La Sindrome di Alienazione Parentale (PAS): Lavaggio del cervello e programmazione dei figli in danno dell’altro genitore. Milano: Giuffrè Editore.

Lanotte, A. (2008). Incidenza della psicopatologia sul ruolo genitoriale in “Atti del convegno “Le capacità genitoriali, aspetti valutativi e peritali” Roma.


Masiello, S. Comportamenti violenti in adolescenza, in “Dossier Minori:
adolescenti violenti”, a cura dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.

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