O.J. Simpson: un incredibile delitto Hollywoodiano. STORIE CRIMINALI # 7 con VIDEO e PODCAST

O.J. Simpson: un incredibile delitto Hollywoodiano. STORIE CRIMINALI # 7 con VIDEO e PODCAST

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Quello contro O.J.Simpson è stato definito il processo del secolo e ancora oggi è una storia criminale che ha dell’incredibile.

In pochi casi c’erano così tante prove e precedenti a carico dell’imputato, ma questo processo è diventato fin da subito un caso mediatico di rilevanza mondiale.

Una fuga rocambolesca, un poliziotto razzista condannato per spergiuro e accusato di aver falsificato le prove, un intero popolo a osannare un campione di football.

Nonostante i precedenti per maltrattamenti e nonostante un impianto accusatorio notevole, O.J. Simpson venne ritenuto innocente nel processo penale.

Tuttavia quello civile ne sentenziò la colpevolezza. O.J.Simpson avrebbe ucciso l’ex moglie Nicole Brown e il suo amico Ron Goldman in un modo efferato, anche se la Corte penale lo aveva scagionato.

Da quel momento per l’ex star del football cominciò il declino. Snobbato dai media e dal mercato del cinema, venne arrestato anni dopo con l’accusa di rapina a mano armata.

Finì in carcere e perse tutto per debiti.

Non bastò a far riaprire le indagini la confessione, non creduta, di un serial killer che si attribuì i delitti.

Ed è impossibile dimenticare quell’agghiacciante frase di O.J. al suo storico agente, che suona come una confessione postuma. Ma di questo, si parlerà alla fine.

Questa è la storia del processo a O.J. Simpson per un incredibile delitto Hollywoodiano in memoria delle due vittime che ancora oggi aspettano giustizia.

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La scena del crimine

Il 12 giugno del 1994, in una via di Los Angeles chiamata sinistramente Bundy Drive, gli investigatori si trovano davanti a una scena del crimine a dir poco agghiacciante.

A terra ci sono Nicole Brown e Ronald Lyle Goldman, lei quasi decapitata e lui attinto da numerose coltellate.

I poliziotti capiscono subito che quella non è una scena del crimine come tante, e non solo per l’efferatezza del duplice omicidio.

La villa è piena di tracce, impronte, sangue, e la ferocia e la rabbia con la quale i due sono stati uccisi trapela da ogni angolo.

Ciò che rende quel delitto unico nel suo genere è che tutti gli indizi portano verso una direzione che ha dell’incredibile.

Il sospettato numero uno è l’ex marito di Nicole, uno degli uomini più famosi e amati d’America: O.J.Simpson.

Le tracce di sangue sulla scena del crimine: O.J.Simpson è il primo sospettato

A far sospettare il celebre ex giocatore di football e attore Orenthal James Simspon di essere coinvolto nel duplice omicidio sono diversi motivi:

  • in primo luogo una testimone dichiarerà di averlo visto fuggire con la sua auto, una Bronco bianca, dalla casa di Nicole subito dopo il delitto. Questa testimonianza però non verrà ammessa in aula;
  • inoltre Nicole aveva denunciato pù volte l’ex marito per malrattamenti, motivo per cui si erano lasciati;
  • i due si erano visti quel giorno al saggio della loro figlia ma poi l’uomo non era stato invitato alla cena di famiglia;
  • soprattutto però, la scena del crimine era piena del suo DNA.

Proprio intorno al DNA si giocò tutto l’impianto accusatorio, che come in una partita giocata davvero male, finirà con una disfatta.

Errori di repertamento clamorosi, indizi di depistaggio e poliziotti accusati di aver incastrato O.J.Simpson per motivi razziali, faranno sì che molte delle prove chiave non saranno ammesse in aula.

La storia tra O.J.Simpson e Nicole Brown: un delitto annunciato?

Uno dei motivi più frequenti per i quali le donne vengono uccise è il maltrattamento. Oggi lo chiamiamo femminicidio, e quello d Nicole Brown aveva tutta l’aria di esserlo.

A uccidere le donne, mogli, compagne o ex partner, sono sempre gli uomini, per gelosia, per vendetta, per rabbia, e anche in quel caso sembrava davvero di trovarsi di fronte a un delitto da manuale.

O.J.Simpson e Nicole Brown si erano sposati il 2 febbraio del 1984.

Simpson si era ritirato da 5 anni e dopo aver scalato tutte le classifiche come giocatore di football, si era dato al cinema e alla tv.

Era uno dei volti più noti e amati d’America. O.J. e Nicole avevano 2 figli:

  • Brooke Sydney, nata nel 1985,
  • Justin Ryan, nato nel 1988.

Simpson aveva altri due figli, nati dal precedente matrimonio con Marguerite Whitley, Arnelle e Jason. Quest’ultimo sarà oggetto di un’ipotesi terribile molti anni più tardi.

Durante i 7 anni del matrimonio, Nicole aveva accusato più volte O.J. di maltrattamenti, scattando anche numerose foto che la ritraevano con il volto tumefatto. Ci sono anche delle registrazioni telefoniche al 911 di Nicole che chiede aiuto contro le aggressioni del marito.

Per questo quando si seppe degli omicidi la sorella di Nicole gridò: “L’ha fatto davvero! Alla fine la uccisa”?.

Il 25 febbraio del 1992 O.J. Simpson e Nicole Brown divorziarono per “differenze inconciliabili”.

Ma per Nicole l’incubo non era finito.

L’ultima sera di Ncole Brown prima della mattanza: dov’era O.J.Simpson?

Era passata da poco la mezzanotte del 13 giugno 1994, I corpi di Nicole Brown e di Ronald Lyle Goldman vengono trovati senza vita nella casa di lei. A destare i primi sospetti fu il cane della donna, che vagava con il guinzaglio al collo apparentemente smarrito per poi fermarsi davanti all’ingresso dell’abitazione.

All’apparenza aveva le zampe sporche di fango, ma quando uno dei vicini di Nicole si accorse che invece era sangue, i soccorsi vennero allertati.

Cos’era sucesso quella sera? Chi aveva visto Nicole e chi aveva motivo di ridurla in quel modo?

La donna aveva cenato con la propra famiglia al ristorante Mezzaluna.

o.j. simpson ristorante mezzaluna

Ron Goldman, che era un suo amico, lavorava lì. La mamma di Nicole aveva dimenticato sul tavolo i propri occhiali, e Ron, che la sua famiglia descriveva come gentile e premuroso, si era offerto di riportarli a Nicole.

Quel gesto di gentilezza segnerà la sua condanna a morte?

Ron si trovò al posto sbagliato al momento sbagliato?

Il padre di Ron, in un’intervista. dirà che non sarebbe stato affatto sorpreso se fosse venuto fuori che Ronald era stato ucciso perché aveva cercato di difendere Nicole.

Ma difenderla da chi? Chi aveva il movente per massacrarla in quel modo, e la rabbia necessaria per farlo?

I colpi inflitti a Nicole Brown e Ron Goldman: una furia omicida

Nicole Brown era rannicchiata a terra sull’uscio di casa, massacrata mentre i suoi due figli, avuti da O.J. Simpson, dormivano dentro.

o.j. simpson crime scene nicoel brown

Era stata attinta da 12 coltellate, una delle quali aveva reciso il collo con tale foga da decapitarla parzialmente.

Presentava delle ferite da difesa sulle mani, e il vialetto era pieno del sangue che ancora scorreva a fiumi. Si notava chiaramente un’impronta che si allontanava verso il cancello, accanto alla quale vi erano delle macchie di sangue che, si scoprirà, appartenevano a O.J. Simpson.

o.j. simpson impronta

L’uomo era stato lì, e si era allontanato con una ferita?

E dov’era l’arma del delitto?

Un delitto che non era una rapina, ma un’aggressione rabbiosa e passionale.

Ron giaceva accanto a un cespuglio, colpito da 20 coltellate.

o.j. simpson ron goldman

O.J. Simpson aveva assistito al saggio della loro figlia quel pomeriggio, ma non era stato invitato al Mezzaluna. Pare che questo lo avesse fatto arrabbiare.

Dov’era quindi all’ora dei delitti?

Evidentemente sulla scena del crimine, dato che quel luogo grondava letteralmente del suo sangue e del suo DNA.

Ma dov’era adesso?

Era ferito?

Iniziò una caccia all’uomo come mai si era vista prima.

O.J.Simpson scappa a Chicago?

Il Dipartimento di Polizia di Los Angeles tentò di rintracciare immediatamente Simpson.

Venne quindi a sapere che l’uomo era partito quella stessa sera per Chicago, con un volo alle 23:45. Una limousine lo aveva accompagnato all’aeroporto.

Cosa era andato a fare a Chicago O.J.Simpson?

Un ospite che si trovava a casa sua, Kato Kaelin, testimoniò durante il processo Simpson.

Le sue dichiarazioni sui movimenti di O.J. sconfessarono la versione dei fatti soprattutto per quanto riguarda gli orari.

Affermò di aver cenato con O.J. dalle 9:15 alle 9:45 di sera del 12 giugno.

o.j. simpson kato kaelin

Poi disse di avrelo rivisto solo alle 23:00 quando salì sulla limousine.

Poiché gli omicidi avvennero tra le 22:00 e le 23:00, a differenza di quanto disse O.J., l’uomo avrebbe avuto tutto il tempo per andare da Nicole, ucciderla assieme a Ron, poi tornare a casa e partire per l’aeroporto.

La testimonianza di Kato Kaelin: quel colpo dove vennero trovati i guanti di O.J.Simpson

Kato Kaelin afferma anche che intorno alle 22:40, mentre era nella sua camera, sentì un colpo secco sul muro.

Il quadro attaccato alla parete si spostò, tanto che Kato chiese all’amica con cui era al telefono se ci fosse il terremoto.

Non c’era stato alcun terremoto, ma accadde una cosa impotante.

Quando il detective Mark Fuhrman, che avrà un ruolo determinante in questo caso, effettuò il sopralluogo, trovò nel punto esterno del giardino in corrispondenza di dove Kaelin udì il colpo, un guanto sporco di sangue.

o.j. simpson guanto

Di chi era quel guanto? E dov’era l’altro?

Questo è un dettaglio fondamentale. perché decreterà una catastrofe, sia per il processo sia per il detective Fuhrman.

O.J.Simpson non ha un’alibi per il momento dell’omicidio

La ricostruzione dell’alibi per O.J. Simpson si fa sempre più debole.

L’autista della limousine che aspettava Simpson per portarlo all’aeroporto, testimonierà al processo che al momento in cui avrebbe dovuto prelevare il campione di football, questi non era in casa e dovette attenderlo.

Affermò anche di aver visto, intorno alle 23:00, un uomo alto entrare nel vialetto di casa, e solo dopo Simpson si presentò in macchina dicendo che stava dormendo.

Quindi, Kato Kaelin afferma che Simpson non era in casa all’ora del delitto, e l’autista conferma di aver aspettato Simpson fino a quando un uomo è rientrato.

Era lui? Stava tornando da casa di Nicole? Aveva avuto il tempo per commettere l’omicidio?

Sembrerebbe proprio di sì, anche perché una testimone affermerà di aver incrociato la sua Bronco bianca vicino a Bundy Drive.

La testimonianza di questa donna però, non sarà ammessa.

Come non sarà ammessa quella del testimone che potrebbe aver visto O.J. Simpson disfarsi dell’arma del delitto all’aeroporto di Los Angeles.

O.J.Simpson si disfa dell’arma del delitto all’aeroporto?

La sera in cui Simpson si imbarcò sull’aereo per Chicago, secondo la sua versione per andare a giocare una partita di golf, un testimone lo vide.

Il dettaglio non è di poco conto.

Già Kato parlò di un fatto strano che lo colpì. Simpson, salendo sulla limousine che lo avrebbe portato all’aeroporto, aveva con sè dei bagagli griffati e di valore.

Teneva però stretto uno zaino malconcio, e quando Kato si offrì di aiutarlo a caricarlo sulla macchina, Simpson lo strinse dicendo di non toccarlo.

L’autista confermò questo dettaglio.

All’aeroporto di Los Angeles Simpson venne riconsciuto da un testimone che lo vide portare con sé dei bagagli di marca, ma tenendo stretto uno zaino da pochi dollari.

Ebbene, vide anche l’atleta gettare lo zaino in un cestino della spazzatura per poi imbarcarsi.

Quel cestino non venne controllato e il testimone non fu ascoltato al processo.

L’incriminazione di O.J.Simpson: si consegnerà alla polizia di Los Angeles?

Gli indizi a carico di O.J. Simpson erano talmente tanti e talmente gravi da spingere la polizia di Los Angeles a formulare contro di lui una formale accusa di duplice omicidio di primo grado. Questo accadeva tra la notte del 16 giugno e il mattino del 17.

Simpson venne raggiunto al telefono a Chicago, e venne informato dei fatti. Assicurò la polizia che sarebbe tornato a casa con il primo volo e nominò Robert Shapiro come suo legale.

o.j. simpson Robert Shapiro

Bob Shapiro, che avrebbe fatto parte del cosidetto Dream Team che difese Simpson, era uno degli avvocati più celebri d’America, noto per essere il legale delle star hollywoodiane.

Alle 8.30 di mattina del 17 giugno, la polizia di Los Angeles lo chiamò per comunicargli le accuse a carico del suo cliente.

O.J. Simpson si rifugia dai Kardashian

Simpson nel frattempo era ospite presso la famiglia Kardashian, di cui era molto amico. I Kardashian abitavano all’epoca nella San Fernando Valley, nella California meridionale.

Qui l’accusato aveva passato la notte, e Shapiro aveva comunicato alla polizia dove si trovasse Simpson.

La richiesta della polizia era chiara: o Simpson si fosse consegnato al dipartimento spontaneamente entro le 11:00 di quella mattina per essere interrogato, o sarebbe stato considerato un fuggitivo.

Shapiro rassicurò i poliziotti, ma anche questo particolare rappresenta un’anomalia in tutta la vicenda. Quando mai a un accusato per un crimine tanto efferato e contro il quale c’erano indizi così pesanti si dava la possibilità di costituirsi a una certa ora?

Questo atteggiamento di favoritismo da parte della polizia di Los Angeles non solo venne visto come un privilegio nei confronti di un vip, ma fece sì che Simpson scappasse.

Quando Bob Shapiro si recò a casa Kardashian, la polizia lo raggiunse al telefono per sollecitare di nuovo la resa del suo assistito.

Shapiro tergiversò, affermando che Simpson era lì ma che lo stavano visitando perché in preda a una forte depressione.

In realtà O.J.Simpson se n’era andato, scappato sulla sua Ford Bronco bianca armato di una pistola e in fuga con l’amico ed ex compagno di squadra Al Cowlings.

o.j. simpson al cowlings

Erano le 14:00 del 17 giugno del 1994. La polizia di Los Angeles annunciò pubblicamente che O.J. Simpson, accusato di duplice omicidio, era un ricercato e fuggitivo.

L’incredibile inseguimento di O.J.Simpson e la folla in delirio

Uno dei momenti più iconici del caso Simpson è rappresentato dall’inseguimento della polizia lungo l’autostrada della California 405.

La Ford Bronco bianca era impossibile da non notare, e ben presto i due fuggitivi furono accostati da diverse pattuglie.

o.j. simpson inseguimento

Cowling, che era alla guida, si dirigeva verso Orange County, e contemporaneamente parlava al telefono con la polizia.

Quella scena era davvero surreale.

Una macchina che procedeva a passo d’uomo, un’intera flotta di auto della polizia che la seguiva quasi come una scorta, e tutta la città di Los Angeles ai lati della strada.

Gli elicotteri sovrastavano il corteo, e le immagini rimandavano ale di spettatori fermi sui ponti o ai margini dell’autostrada che incitavano Simpson e lo sostenevano.

Sembrava la finale del Super Bowl, e invece era un inseguimento per un terribile omicidio.

O.J.Simpson minaccia il suicidio ma alla fine si arrende

La diretta televisiva teneva incollati allo schermo 75 milioni di telespettatori, in trepidazione per la sorte di O.J.Simpson che minacciava di uccidersi.

Tutta quella storia terminò intorno alle 19.45, quando la Bronco bianca entrò a casa di Simpson, e lui si arrese.

Non va dimenticato il delirio della folla che lo sosteneva con i cartelli, perché sulla motivazione della persecuzione razziale si sarebbe giocato l’intero processo.

Il dream team della difesa

Si è detto che a salvare O.J.Simpson dalla condanna e dalla sedia elettrica, perché in California vige la pena di morte, siano state 3 cose: la fama, il colore della pelle e i soldi.

Per quanto riguarda la fama, Simpson era uno dei personaggi più noti d’America e forse del mondo intero.

Ex giocatore di football ai massimi livelli, attore, personaggio televisivo, sposato con una bellissima donna bianca, l’emblema del sogno americano che era diventato realtà

Per quanto riguarda il colore della pelle, appena due anni prima, nel 1992, Los Angeles era stata teatro di una feroce rivolta.

La causa, l’assoluzione dei poliziotti del dipartimento della città, sotto processo per il furioso pestaggio di Rodney King, un tassista di colore fermato dalla polizia.

Rodney King era stato arrestato e poi letteralmente pestato senza un apparente motivo, se non quello dell’odio razziale. Un privato cittadino aveva filmato la scena e poi l’aveva trasmessa, dando inizio a una delle più sanguinose rivolte che la cttà di Los Angeles avesse mai visto.

La polizia era razzista, e ciò che venne fuori sul detective Fuhman non fece che alimentare questa teoria. Teoria che di fatto assolverà Simpson.

La teoria della difesa di O.J.Simpson: incastrato perché nero

Robert Shapiro, Johnnie Cochran, Lee Bailey, Alan Dershowitz, avvocati di fama nazionale, più Barry Scheck e Peter Neufeld, specializzati sul DNA.

Questo era il dream team della difesa di O.J.Simpson

Al team bastava introdurre il ragionevole dubbio nei membri della giuria.

Fu la teoria del complotto a tenere banco: i poliziotti che avevano effettuato il sopralluogo, in primis Fuhrman, avevano prodotto delle false prove per incastrare Simpson a causa del razzismo.

Inizia il processo contro O.J.Simpson

Con questa linea difensiva, iniziò il processo per il duplice omcidio di Nicole Brown e di Ron Goldman a carico di O.J.Simpson.

I membri della giuria, 12 in tutto, prestarono il loro giuramento il 9 novembre del 1994.

Erano 7 afroamericani, 4 caucasici e 1 ispanico.

Il 24 gennaio del 1995 si tenne la prima udienza.

A rappresentare la pubblica accusa c’era l’agguerito procuratore Marcia Clark.

Secondo l’accusa, Simpson era un uomo violento, e le tante denunce e le chiamate al 911 di Nicole lo testimoniavano.

Il movente sarebbe stata la gelosia, per via del fatto che Simpson non avrebbe mai accettato la separazione dalla moglie.

Sarebbe quindi andato a casa sua quella notte, dopo il rifiuto a partecipare alla cena di famiglia, e trovandola lì con Goldman, avrebbe ucciso entrambi.

ll ruolo del detective Fuhrman

La linea difensiva puntava sulla questione razziale, e alcuni nastri trovati a carico del detective Fuhrman, che aveva effettuato il sopralluogo, furono per il dream team una vera manna dal cielo.

mark fuhrman

Il detective Mark Fuhrman, in forza alla polizia di Los Angeles, fu il vero jolly, ma non dell’accusa.

Gli avvocati di Simpson trovarono e fecero ascoltare in aula dei nastri in cui Fuhrman parlava della gente di colore.

Usava dei toni sprezzanti, volgari e offensivi, e dichiarava di aver svolto personalmente dei pestaggi fini a sé stessi.

Fuhrman si difese affermando che in quei nastri stava parlando con una sceneggiatrice di Hollywood per un film.

Ciò non bastò a discolparlo e a stendere sull’intero dipartimento un velo di sospetto.

Sta di fatto che le prove che il detective repertò sulla scena del crimine, prima fra tutte il guanto insanguinato, furono contestate.

Si disse che le aveva messe lì con l’intento di incastrare Simpson.

Fuhrman si avvalse della facoltà di non rispondere, appellandosi al quinto emendamento.

Dopo il processo andrò in pensione anticipata, e fu l’unico condannato di tutta questa vicenda,

Il testimone scartato: Jill Shively ha venduto l’intervista

Un altro duro colpo per l’accusa arrivò da una testimone che in realtà poteva collocare Simpson sulla scena del crimine dopo l’omicidio.

Jill Shively era una donna che stava camminando con la propria auto vicino al luogo del delitto subito dopo gli omicidi.

Riferì alla polizia di aver incrociato una Ford Bronco bianca che, passata con il semaforo rosso, sarebbe salita sul marciapiede a tutta velocità per evitarla.

Avrebbe quindi riconosciuto O.J.Simpson, il quale le avrebbe urlato contro intimandole di spostarsi.

Era una testimonianza decisiva, perché se qualcuno poteva aver piazzato le prove di proposito, Simpson avrebbe dovuto comunque spiegare cosa ci facesse lì.

La donna però, poco prima di essere ascoltata a processo, vendette un’intervista a un quotidiano.

Fu quindi esclusa dal procuratore perché le sue dichiarazioni avrebbero potuto influenzare la giuria.

Era un altro importante tassello per l’accusa che la difesa smontava.

Il DNA nel caso O.J.Simpson: da prova regina ad arma a doppio taglio

Tutto in quel processo andò storto, almeno per l’accusa.

Ogni prova che produceva veniva sistematicamente smontata come falsa, o manomessa, o inammissibile.

Lo stesso criminalista che era stato ingaggiato dalla polizia per gestire la scena del crimine venne smentito.

Si dimostrò, fotografie alla mano, che aveva maneggiato i reperti sporchi di sangue senza guanti, contaminandoli.

Chi era intervenuto nel sopralluogo non sembrava aver rispettato la cosiddetta catena di custodia dei reperti.

Le impronte di sangue sul cancello: messe dopo il crimine?

Un altro fatto che l’accusa non riuscì a dimostrare furono le tracce del sangue di Simpson sul cancello di casa di Nicole.

Le fotogafie sulla scena del crimine, prima e dopo la repertazione, mostravano una macchia che apparentemente era comparsa in seguito.

Ma non è tutto.

Quando si conservano i reperti di sangue in laboratorio, dopo averli prelevati da una scena del crimine, si aggiunge nelle provette una sostanza che ne impedisce la coagulazione.

Come era possibile dunque che sulla traccia di sangue sul cancello fosse rinvenuta proprio quella sostanza chimica?

Ciò era compatibile con l’ipotesi che qualcuno avesse apposto il sangue dopo il primo sopralluogo.

Va considerato però che erano i primi tempi in cui una prova forense di questo tipo si introduceva in un processo.

O.J.Simpson: quante prove erano state contaminate?

La domanda che i giurati avrebbero dovuto porsi era: quante prove sono contaminate e quante invece sono ammissibili?

La risposta è che se almeno a carico del detective Fuhrman si potè insinuare il dubbio di una premeditata contraffazione, nel resto dei casi si può parlare al massimo di errori di repertamento.

Le prove a carico di Simpson erano notevoli e numerose.

Il suo sangue era presente ovunque, e Simpson presentava una ferita alla mano che non seppe spiegare.

Era impossibile pensare che la polizia avesse piazzato lì tutto quel sangue e quel DNA.

Inoltre:

  • tutti i diversi laboratori che effettuarono e ripeterono le analisi erano accreditati;
  • le tecniche di analisi del DNA allora disponibili erano già talmemte sensibili che se qualcuno avesse contaminato un reperto, non si sarebbe potuta eseguire alcuna analisi.

Invece si repertarono ben 61 prove da cui si estrassero 108 campioni. Di questi nessuno risultò contaminato.

Si poteva escludere la traccia di sangue, ma non tutto il resto.

Errori di repertazione e mancato sigillo su alcuni reperti, questo avvenne.

Per la difesa invece i dubbi erano indizio di false accuse costruite a tavolino.

La scena dei guanti nel caso di O.J.Simpson: se non calzano, dovete assolvere

If it doesn’t fit, you must acquit.

Questa è forse la frase più celebre del processo Simpson.

Significa se non calzano, dovete assolverlo.

Il riferimento è ai famosi guanti insanguinati che O.J.Simpson indossò in aula. O almeno, provò a farlo.

guanti in aula o.j.simpson

Qui si dimostrò la poca preparazione della pubblica accusa.

Marcia Clark non era d’accordo sulla proposta del suo assistente di chiedere all’imputato di indossare i guanti in aula.

Se non avessero calzato, sarebbe stata una scena a dir poco devastante. E infatti così fu.

L’umidità, il sangue, erano elementi che avrebbero potuto senza dubbio causare il restringimento di quei guanti.

Inoltre Simpson aveva dei guanti di lattice sotto, e il risultato fu grottesco.

Non calzavano.

A poco servì una fotografia che ritraeva Simpson indossare proprio quei guanti a un evento sportivo.

Quella scena non poteva essere ignorata.

A pochi anni di distanza arrivò anche la beffa.

Uno dei legali del dream team, Alan Dershowitz, fece notare come in base alla legge della California, l’assistente del procuratore avrebbe potuto far eseguire quel test a porte chiuse, e in base all’esito, farlo replicare o meno in aula.

Il verdetto della giuria: O.J.Simpson è non colpevole

A questo punto, il verdetto appariva quasi scontato.

O.J.Simpson venne assolto, il 3 ottobre del 1995, dopo 253 giorni di processo, per il duplice omicidio di Nicole Brown e Ron Goldman.

Non siamo stati noi a vincere. Sono loro che hanno perso, commettendo i peggiori errori possibili. Così il dream team commentò la sentenza.

O.J.Simpson condannato in sede civile: ha ucciso lui Nicole Brown e Ron Goldman

A poco tempo di distanza si tenne però il processo civile.

Si tratta di qualcosa di incomprensibile che ha sollevato molti dubbi sul sistema legale americano all’epoca.

Sta di fatto che Simspon, assolto in sede penale, venne condannato in quella civile.

Durante un processo penale, soprattutto in quegli Stati in cui vige la pena di morte, è necessario che la giuria vada oltre ogni ragionevole dubbio e decida all’unanimità di condannare.

In sede civile non ce n’è bisogno, ma il Tribunale si può basare solo sulle prove che si producono, che va detto erano tantissime.

Fatto sta che a Simpson venne initmato di pagare 33,5 milioni di dollari alle famiglie Brown e Goldman.

Da allora è iniziato un declino inarrestabile che ha condotto Simpson dall’esseere un eroe nazionale e simbolo della discriminazione razziale a un criminale finito in disgrazia.

Il declino del mito O.J.Simpson

Dopo la sentenza civile Simpson dovette vendere la propria casa.

Non ottenne più contratti cinematografici, a riprova del fatto che fuori dalle aule di giustiza, quell’uomo non convinceva più.

I maltrattamenti perpetrati per anni contro Nicole erano venuti fuori, e la sua fama era ormai offuscata.

Era finita un’epoca, il mito era crollato.

Simpson in carcere per rapina

Nel 2008 Simpson si rende colpevole di rapina a mano armata. Entrò in un albergo di Las Vegas con alcuni amici per, disse poi, recuperare degli oggetti personali che affermava gli avessero rubato.

Si trattava di cimeli sportivi, che il suo manager possedeva, ma secondo Simpson erano di sua proprietà.

Simpson affermò di non sapere che gli altri erano armati, e di essersi recato in quell’albergo solo per cercare di parlare con chi a suo dire lo aveva derubato.

La condanna che ne derivò, 33 anni di carcere, fu forse eccessiva.

Tuttavia secondo molti, e in primis secondo la famiglia Goldman, si era fatta giustizia.

A quel tempo Simpson non avrebbe potuto ingaggiare un altro dream team, e forse non sarebbe nemmeno servito.

Scarcerato dopo pochi anni, nel 2017, Simpson si ammalò di tumore.

La morte di O.J. Simpson

Il 10 aprile del 2024, all’età di 76 anni, Orenthal James Simpson muore.

Ha ceduto alla sua battaglia contro il cancro, scrisse la sua famiglia, durante questo periodo di transizione, vi chiediamo di rispettare il suo desiderio di privacy e grazia.

Troppi dubbi sono però rimasti attorno a questo caso.

Nicole e Ron hanno avuto giustizia in sede civile, ma per la legge penale della California O.J.Simpson non li ha uccisi.

Chi è stato allora? Ci sono due piste a oggi ritenute inverosimili che però è giusto riferire.

E poi c’è quell’agghiacciante frase che il suo manager riferirà molti anni dopo.

La pista che porta al figlio di Simpson

Nel 2012 un investigatore privato, William Gentile, se ne uscì con la teoria per la quale non sarebbe stato O.J. ma bensì Jason Simpson a uccidere Nicole Brown e Ron Goldman.

Jason era il figlio del primo matrimonio di Simpson.

Secondo Gentile Simpson avrebbe coperto il ragazzo.

Le prove di cui parla sarebbero state il coltello usato come arma del delitto che sosteneva di aver trovato, oltre agli indumenti repertati sulla scena del crimine, un berretto e una maglia, che Jason avrebbe indossato in alcune fotografie.

Jason Simpson non ha mai risposto alle accuse, che Gentile però non ha mai provato.

La confessione del serial killer Glen Edward Rogers: ho ucciso io Nicole Brown e Ron Goldman

2012. Glen Edward Rogers, un serial killer detenuto nel braccio della morte, confessa di essere il vero autore del duplice omicidio,

Secondo la sua versione Simpson lo avrebbe ingaggiato per rubare dei gioielli, anche a costo di uccidere Nicole.

Rogers confessò anche altri cimini, ma le sue parole non ebbero seguito.

Così come non ebbe seguito quanto riferito in un documentario dall’allora manager di Simpson secondo cui l’uomo avrebbe confessato il delitto.

L’incredibile confessione di O.J.Simpson

Quando si riconosce un imputato innocente, non lo si può più pocessare per lo stesso crimine.

Nemmeno se confessa.

Si tratta di qualcosa che non ha avuto un seguito investigativo o giudiziario, ma che lascia sgomenti.

Mike Gilbert, il suo storico agente, parla di un fatto inquietante.

mike gilbert agente oj simpson

Con lo sguardo perso in un ricordo terribile, racconta che una sera, in piscina, sentì il dovere di chiedere a Simpson quale fosse la verità.

Nicole era andata da lui più volte a chiedergli aiuto dalla violenza del marito, ma Gilbert non aveva mai creduto il suo amico capace di tanto.

Quando però gli domandò cos’era veramente successo quella terribile notte del 1994, e queste sono esclusivamente le parole di Gilbert, l’agente disse che Simpson rispose così:

se quella notte Nicole non avesse aperto la porta con il coltello in mano, sarebbe ancora viva.

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