Indice dei contenuti
Tutti a Correggio conoscono Leonarda Cianciulli.
Basta nominarla per richiamare alla mente terribili storie di smembramento e follia.
Chi è stata veramente Leonarda Cianciulli, la serial killer nota con il nome di “saponificatrice di Correggio“?
Cosa ha portato questa donna a scivolare nella pazzia?
Davvero eseguiva dei rituali macabri per salvare la vita ai suoi figli, perdendone comunque ben 13?
Questa è la sua agghiacciante storia.
ASCOLTA IL PODCAST
CLICCA QUI PER ASCOLTARE IL PODCAST.
La vita di Leonarda Cianciulli
Leonarda Vincenza Giuseppa in Cianciulli nasce a Montella il 14 aprile del 1894.
Morirà, pazza e sola, nel manicomio criminale di Pozzuoli il 15 ottobre del 1970.
Le notizie sulla sua infanzia sono controverse, e le sue stesse dichiarazioni non bastarono a dirimere i dubbi.
Alcuni autori riportano che fosse figlia di un matrimonio non voluto dalla madre, costretta a sposare l’uomo che l’aveva violentata quando era ancora una ragazzina.
Risulta comunque che nacque da Emilia di Nolfi e Mariano Cianciulli.
Il memoriale della saponificatrice di Correggio
Ciò che si sa della sua infanzia è principalmente tratto dal suo Memoriale, intitolato “Confessioni di un’anima amareggiata“.
Nello stesso Leonarda parla di un’infanzia molto travagliata:”Cercai due volte di impiccarmi; una volta arrivarono in tempo a salvarmi e l’altra si spezzò la fune. La mamma mi fece capire che le dispiaceva di rivedermi viva. Una volta ingoiai due stecche del suo busto, sempre con l’intenzione di morire, e mangiai dei cocci di vetro: non accadde nulla”
In raltà i tentativi di suicidio sono riportati durante la sua permanenza nel carcere giudiziario di Reggio Emilia, nel 1941
Anche lo stesso Memoriale risulta difficilmente attribuibile a lei, che aveva frequentato solo la terza elementare.
Essendo composto da 700 pagine, secondo alcuni autori sarebbe stato scritto dagli avvocati della donna per impietosire la Corte.
Nel 1914 Leonarda sposò l’impiegato dell’ufficio del registro Raffaele Pansardi, e i due si strasferirono ad Ariano Irpino. Nel 1930 tuttavia, dopo il violento terremoto che colpì la zona, la Cianciulli si spostò con il marito a Correggio, Reggio Emilia.
I figli di Leonarda Cianciulli e la maledizione della zingara
Avendo preferito sposare Raffaele Pansardi anziché l’uomo che la sua famiglia aveva scelto per lei, pare che (ma lo dice la Cianciulli nel suo Memoriale) la madre la maledisse alla vigilia delle nozze, interrompendo i contatti. La maledizione della madre si aggiungeva così a quella che la Cianciulli dice esserle stata scagliata da una zingara anni prima: “Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi».
Fortemente condizionata da queste convinzioni, la Cianciulli ebbe 13 gravidanze tutte finite con la morte del feto o del neonato in culla. Chiesto l’aiuto di una maga. Leonarda si convinse di essersi liberata della maledizione.
Riuscì così a partorire 4 bambini, che divennero la sua ossessione:
- Giuseppe, chiamato nel servizio militare nel 1939, alla vigilia della guerra;
- Bernardo e Biagio, che andavano ancora a scuola;
- e Norma, l’unica figlia, che frequentava l’asilo.
Sembra che Leonarda Cianciulli si convinse pian piano della necessità di proteggere quei 4 figli dal pericolo di morte, soprattutto per quanto riguardava Giuseppe.
Si fece strada in le il pensiero ossessivo della necessità di effettuare sacrifici umani per scongiurarne la morte.
Scrive nel “suo” Memoriale: “Non posso sopportare la perdita di un altro figlio. Per questo ho studiato magia, ho letto libri che parlano di chiromanzia, astronomia, scongiuri, fatture e spiritismo: volevo apprendere tutto sui sortilegi per riuscire a neutralizzarli”.
Le vittime di Leonarda Cianciulli: la saponificatrice di Correggio
“Non ho ucciso per odio o per avidità, ma solo per amore di madre“.
Così scrive ancora Leonarda Cianciulli. Uccise 3 volte.
Gli omicidi li commise tra il 1939 al 1940, in un brevissimo lasso di tempo quindi.
Già dal 1941 iniziarono a diffondersi voci sulla scomparsa delle tre vittime; le cose non sembravano essere così come si voleva far credere. Della scomparsa giunse voce al questore di Reggio Emilia, il quale incaricò delle indagini il commissario Serrao
Le stesse portarono quasi subito a Leonarda Cianciulli, che aveva avuto contatti con tutte e 3 le scomparse.
La donna venne arrestata e i tre casi scoperti.
La prima vittima della saponificatrice di Correggio: Faustina Setti
La furbizia di Leonarda Cianciulli (o forse la disperazione) è consistita nell’aver scelto donne sole e suggestionabili.
Sembra di rivedere le tecniche di caccia dei serial killer più scaltri, che puntano la vittima più debole.
La prima donna a cadere letteralmente sotto i colpi di mannaia di Leonarda fu Faustina Setti.
Faustina aveva 70 anni ed era quasi analfabeta.
Era caratterizzata da un’indole estremamente romantica, pur essendo sola.
Fu questa la chiave di volta che Leonarda Cianciulli sfruttò. Le disse di averle trovato un possibile marito ma che per incontrarlo sarebbe dovuta andare fino a Pola, in Istria.
Il motivo era che in questo modo non avrebbe attirato su di sé maldicenze e pettegolezzi. Chiaramente Faustina non avrebbe dovuto parlare con nessuno di questa cosa.
Così, il 17 dicembre del 1939, il giorno della partenza, Faustina andò a trovare Leonarda per firmarle una delega con la quale la Cianciulli avrebbe potuto spedirle i suoi beni a Pola.
Faustina non uscì mai più da quella casa.
La saponificatrice la colpì prima con un’ascia, nonostante fosse alta appena un metro e 50 e pesasse 50 kg.
Poi la trascinò in uno stanzino e la sezionò in tante parti, raccogliendo il suo sangue in un catino. Scrive la Cianciulli:
“Gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi sette chilogrammi di soda caustica, che avevo comperato per fare il sapone, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno, lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, e mescolai il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe e io”.
L’aspetto della premeditazione di questa terrificante vicenda fu il seguente.
Il figlio Giuseppe, che entrò nelle indagini per poi essere scagionato dalle accuse, si recò su istruzione della madre a Pola per imbucare una lettera fittizia da parte di Faustina.
Così la saponificatrice pensava di averla fatta franca.
La seconda vittima della saponificatrice di Correggio: Clementina Soavi
La seconda vittima di Leonarda Cianciulli fu Francesca Clementina Soavi.
Clementina venne ingannata con un altro pretesto, ciò che mostra l’abilità della Cianciulli nello scovare il punto debole delle sue vittime.
A Clementina infatti parlò di un possibile impiego, anche in questo caso lontano, a Piacenza.
Si trattava di un collegio femminile in cui c’era in ballo un posto per lei.
Anche in questo caso la donna aveva firmato una delega alla Cianciulli per gestire e vendere i suoi beni in sua assenza e anche in questo caso aveva promesso di non parlare con nessuno del suo trasferimento.
Era il 5 settembre del 1940. Clementina si recò a casa della sua “amica” per salutarla ma non uscì mai da quel macabro luogo.
Atterrata a colpi di ascia, Clementina finì bollita come la precedente vittima.
Anche in questo caso Giuseppe fu spedito a Piacenza per scrivere lettere finte da inviare ai familiari di Clementina per far credere loro che la donna si era trasferita.
Leonarda però non sapeva che Clementina si era confidata con la sua vicina di casa prima della sua “partenza”.
La cosa però venne dimenticata.
La terza vittima della saponificatrice di Correggio: Virginia Cacioppo
La terza vittima fu una donna più nota, la soprano cinquantanovenne caduta in disgrazia Virginia Cacioppo.
Anche per la donna, in realtà non più attiva come cantante, Leonarda aveva in serbo un’occasione di lavoro, questa volta a Firenze.
Nonostante non fosse un’ingenua e nonostante avesse viaggiato e lavorato, Virginia credette a quella che considerava un’amica.
La Cianciulli disse a Virginia di aver saputo che un impresario teatrale cercava una segretaria e che magari un giorno avrebbe potuto essere ingaggiata.
Anche Virginia doveva mantenere il segreto, ma nemmeno lei lo fece.
Così, il 30 novembre del 1940 Virginia uscì di casa dopo essersi confidata con un’altra donna e averle detto che era in partenza.
Passata a casa della Cianciulli per la solita trafila, non ne uscì mai più.
La sua fine ci viene svelata dalla saponificatrice: “Finì nel pentolone, come le altre due; ma la sua carne era grassa e bianca: quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti. Anche i dolci furono migliori: quella donna era veramente dolce»
La cattura
A far catturare la Cianciulli furono i sospetti della cognata di Virginia, insospettita da due fatti.
Il primo era la sparizione improvvisa della soprano, senza motivo e senza spiegazioni.
Soprattutto, il secondo era l’averla vista entrare a casa della Cianciulli prima di scomparire.
Quando la Cianciulli aveva provato a vendere i beni di Virginia, la cosa si fece palese.
La cognata della Cacioppo sporse denuncia al questore di Reggio Emilia.
La questura indagò e risalì a un buono del Tesoro che apparteneva a Virginia e che era stato presentato al Banco di San Prospero dal parroco di san Giorgio, a Correggio. Il parroco riferì di aver avuto quel buono da Abelardo Spinarelli.
Interrogato, Spinarelli disse di averlo avuto a sua volta da un’amica che doveva saldargli un debito.
Questa amica era Leonarda Cianciulli.
Arrestata, la donna confessò i suoi orrendi delitti.
Il modus operandi di Leonarda Cianciulli
A questo punto le cronache narrano di un fatto macabro, mai provato in realtà
Quando gli inquirenti si trovarono davanti quella donna minuta per quanto forzuta, non riuscirono a credere che avesse fatto tutto da sola, soprattutto per quanto attiene allo smembramento dei cadaveri.
Venne quindi incriminato anche il figlio Giuseppe.
Giuseppe si giustificò dicendo di aver solo spedito delle lettere come gli aveva chiesto la madre ma di non sapere il perché di quelle missive.
Leonarda, terrorizzata dall’idea che il figlio potesse essere incarcerato, eseguì quello che oggi si chiamerebbe “incidente probatorio”.
In soli 12 minuti smembrò davanti agli inquirenti il cadavere di un senzatetto deceduto da poco, per poi saponificarlo.
Ma questo resta nella leggenda.
Il processo alla saponificatrice di Correggio
Il 12 giugno del 1946 si aprì a Reggio Emilia il processo contro la rea confessa.
La pubblica accusa sosteneva che Leonarda avesse agito per avidità per impossessarsi del denaro delle sue vittime.
Leonarda, che non negava i delitti, ne dava invece una diversa chiave di lettura.
Aveva agito per eseguire dei rituali di sangue dopo che la madre le era apparsa in sogno minacciandola di prendersi i suoi figli.
Richiamando le teorie di Cesare Lombroso sulla donna criminale, il professor Filippo Saporito eseguì una perizia psichiatrica sulla Cianciulli.
Saporito, docente all’Università di Roma e allora direttore del manicomio criminale di Aversa dove sarebbe stata trasferita la saponificatrice, parlò di totale infermità di mente dovuta a psicosi isterica.
La Corte stabilì invece la seminfermità mentale.
Il 20 luglio del 1946 Leonarda Cianciulli, nota come la saponificatrice di Correggio, venne ritenuta colpevole di:
- tre omicidi;
- furto delle proprietà delle vittime;
- vilipendio dei cadaveri.
Venne condannata al ricovero per almeno tre anni in un manicomio criminale e a trent’anni di reclusione.
Portata ad Aversa, vi morì il 15 ottobre del 1970 per un colpo apoplettico.
La Cianciulli trascorse l’ultima parte della sua vita in manicomio, lavorando all’uncinetto e cucinando biscotti che nessuno voleva mangiare.
Leonarda Cianciulli: la perizia di oggi del professor Augusto Balloni
Oggi, il professor Augusto Balloni, neuropsichiatra, medico legale e docente di criminologia. ha letto e visionato gli atti del processo e il famoso Memoriale di Leonarda Cianciulli.
Ha concluso che la donna, all’epoca dei fatti, fosse per infermità in tale stato di mente da ridurle grandemente, ma non da escluderle, la capacità di intendere e di volere.
Avrebbe sofferto di disturbi gravi della personalità quali il disturbo istrionico e narcisistico di personalità con tratti sadici, schizoidi e paranoidi”.
Una storia che resta nella cronaca più nera dell’Italia.
Una madre che avrebbe fatto qualunque cosa per i figli o una spietata assassina avida di soldi?
Nessuno lo saprà mai.