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Hikikomori è una parola che significa ritiro dalla vita sociale.
Da cosa dipende questo grave e preoccupante fenomeno in aumento tra i giovani?
Quali sono le sue caratteristiche?
Come viene diagnosticato e quali sono le sue conseguenze?
Queste sono le domande alle quali si risponderà in questo articolo dell’Osservatorio sul Crimine.
Hikikomori: cosa significa il ritiro dalla vita sociale?
Con la parola Hikikomori ci si riferisce al fenomeno del ritiro dalla vita sociale.
Si tratta quindi di uno stato osservato inizialmente in Giappone negli anni ’70, anche se dagli anni ’90 questa vera e propria sindrome è stata rilevata anche in altri Paesi.
Non sembra quindi essere un disagio legato alla specifica cultura di riferimento.
Il quadro clinico riguarda i giovani adulti e gli adolescenti.
Naturalmente il fenomeno influenza la vita sociale del soggetto oltre che la sua salute mentale.
Peraltro ha delle gravi ripercussioni sull’istruzione e sulla partecipazione lavorativa.
Etimologia della parola Hikikomori
Il termine Hikikomori si riferisce alla forma verbale hikikomoru, che in Giappone si usa per intendere le due accezioni di:
- tirare indietro (hiku);
- e isolarsi (komoru).
Se ne parla quindi in riferimento alla situazione in cui qualcuno, che prima faceva parte di un gruppo, lascia quel gruppo e si isola.
Diventa così un “hikikomotta”, tradotto come “persona che si è ritirata in isolamento”.
Ecco che allora gli hikikomori sono gli individui che si sono ritirati dal loro gruppo sociale; questo gruppo può essere quello scolastico ma anche quello lavorativo.
L’isolamento può andare da settimane a mesi, e in questo periodo il soggetto passa la maggior parte del tempo da solo in casa.
Il fenomeno non va confuso con l’agorafobia, cioè con la paura degli spazi aperti che porta le persone a non riuscire a uscire di casa.
Gli studi di Saito sugli Hikikomori e il ritiro dalla vita sociale
Nel 2010, l’Oxford Dictionary ha coniato una nuova definizione di Hikikomori. La si intendeva come “l’evitamento anormale del contatto sociale, tipicamente da parte di maschi adolescenti”.
Ecco che nel tempo si sono quindi aggiunte diverse accezioni e gli studi in letteratura hanno permesso di conoscere meglio questo disturbo.
Allo stato attuale si considera la sindrome come legata alla società contemporanea, non nel senso di un Paese specifico ma nel senso degli effetti che la società può avere sugli individui.
Molta strada è stata fatta da quando, negli anni ’70, ci si riferiva agli Hikikomori come a coloro che si assentavano da scuola.
Già negli anni ’90 infatti si passò a concentrarsi sulla dimensione del ritiro dalla vita sociale.
Si deve però a Saito la prima definizione condivisa di Hikikomori, che nel 1998 si è riferito a chi opera un ritiro dalla vita sociale come a coloro che “diventano reclusi nella propria casa, per una durata di almeno sei mesi, con esordio nella seconda metà della terza decade di vita, e per i quali altri disturbi psichiatrici non spiegano meglio il primario sintomo di ritiro”.
Hikikomori e disturbi psichiatrici: quale relazione nel ritiro dalla vita sociale?
L’analisi della letteratura ci mostra che in alcuni disturbi psichiatrici compare anche l’Hikikomori.
Si parla però di comorbilità e non di nesso causale.
Questo vuol dire che i due fenomeni appaiono insieme ma non è chiaro se vi sia una relazione di causa effetto tra i due.
I disturbi specifici che includono sintomi simili a quelli dell’Hikikomori sono:
Schizofrenia e disturbi psicotici
Nella schizofrenia e nella psicosi è frequente il ritiro fisico, che in tali circostanze è causato però da paranoia o allucinazioni.
Depressione
Nella depressione si riscontra umore depresso e anedonia, cioè una riduzione sia delle attività sia delle motivazioni, specialmente durante la fase depressiva del disturbo bipolare. Questo è associabile all’Hikikomori.
Disturbo d’ansia sociale
Nell’ansia sociale le interazioni con gli altri sono percepite come fonte di stress.
Si tende quindi a evitarle, e questo in effetti è uno dei disturbi con più alta comorbilità tra gli Hikikomori.
Disturbi della personalità
L’Hikikomori nello specifico mostra una correlazione con il disturbo evitante di personalità.
Disturbo da stress post-traumatico
Si nota come chi soffre di Hikikomori, nella fase iniziale del ritiro dalla vita sociale mostri un’esperienza traumatica dovuta a situazioni specifiche.
Può trattarsi ad esempio del bullismo o di violenza fisica diretta o assistita.
Disturbo dello spettro autistico
Il disturbo dello spettro autistico sembra correlare con l’Hikikomori.
Effettivamente il non riuscire a percepire i sentimenti degli altri induce questi soggetti al ritiro dalla vita sociale.
Non a caso si parla di ritiro autistico.
Hikikomori e suicidio: c’è un rischio più alto?
Una delle domande più importanti da porsi è se l’Hikikomori possa portare al suicidio con più frequenza.
Non ci sono, va detto, dati clinici sufficienti o evidenze epidemiologiche che portino a credere che vi sia una relazione causale tra la sindrome e il suicidio.
Semmai si può dire però che l’Hikikomori è un attendibile sintomo precursore del suicidio.
Il ritiro dalla vita sociale è un tratto comune in entrambe le situazioni; però la percentuale effettiva di esiti suicidari è bassa.
Si potrebbe concepire l’Hikikomori come una specie di suicidio alternativo.
La diagnosi del ritiro dalla vita sociale
Nel 2015 è stato introdotto in Giappone un sistema diagnostico specifico per il fenomeno dell’Hikikomori..
Secondo il sistema, si può parlare di Hikikomori quando, per un periodo di almeno 6 mesi, siano soddisfatti i seguenti criteri:
- ritiro fisico a casa quasi tutti i giorni per quasi tutto il giorno;
- evitamento della partecipazione sociale;;
- evitamento delle relazioni sociali;
- disagio nella vita sociale.
Individui con Hikikomori presentano in particolare comorbilità con il disturbo evitante di personalità e il disturbo depressivo maggiore.
Fonti utilizzate
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