Comunicazione non verbale e segnali di menzogna: come riconoscerli e comprenderli. CNV & MENZOGNA # 1 con VIDEO e PODCAST

Comunicazione non verbale e segnali di menzogna: come riconoscerli e comprenderli. CNV & MENZOGNA # 1 con VIDEO e PODCAST

Vi è una stretta relazione tra la comunicazione non verbale e i segnali di menzogna.

La menzogna del resto è una parte intrinseca della comunicazione umana.

Che si tratti di piccole bugie quotidiane o di falsità più sostanziali, riconoscere i segnali di menzogna può rivelarsi cruciale nelle relazioni interpersonali e nelle dinamiche sociali, soprattutto per quanto riguarda la Psicologia della Testimonianza.

In questo articolo, esploreremo alcuni dei segnali più comuni che possono indicare che una persona sta mentendo, come fatto per il caso di Michele Misseri nel delitto di Avetrana.

ASCOLTA IL PODCAST

CLICCA QUI PER ASCOLTARE IL PODCAST

Cos’è la comunicazione e come si può usare

La comunicazione è uno scambio di informazioni che partono da un emittente e arrivano a un destinatario.

Assume diverse forme, molte modalità e presenta delle caratteristiche peculiari.

Viene studiata per comprendere, tra le altre cose, come le persone comunicano, come il messaggio può essere distorto e come si può manipolare per ottenere fini specifici.

In questo senso l’attenzione va soprattutto alla comunicazione non verbale, che assume particolare rilevanza quando applicata al contesto giudiziario come gli interrogatori di polizia o le testimonianze in aula.

Ancora, una parte importante che la criminologia e la psicologia forense studiano è rappresentata dalle tecniche di persuasione e manipolazione della comunicazione, usate come vere e proprie armi di “distrazione di massa“.

Watzlawick: è impossibile non comunicare, ma come si fa?

Il primo assioma della comunicazione, come spiegato da Paul Watzlawick, è che è impossibile non comunicare.

Questo vuol dire non solo che gli esseri umani hanno bisogno di scambiarsi informazioni per sopravvivere, ma vuol dire anche che quando non stiamo parlando, comunichiamo lo stesso, anche se non a voce.

Le condizioni per comunicare devono però essere presenti, seguire delle regole e prevedere delle condizioni:

  • innanzitutto è necessario che due o più persone entrino in contatto, anche se il contatto può essere solo indiretto;
  • poi è necessario che esistano dei messaggi che possano essere trasmessi;
  • ancora, i soggetti che comunicano devono possedere un codice comune che tutti comprendono;
  • infine vi deve essere la volontà di comunicare.

Le funzioni della comunicazione

Premesso che gli esseri umani comunicano per diversi motivi, è importante analizzare il contesto sociale, affettivo, relazionale e culturale in cui questi messaggi sono prodotti, perché ogni comunicazione ne risente.

La funzione della comunicazione può essere:

  • ideativa: quando permette di esprimere un’esperienza o un concetto, un’idea, una conoscenza sulla propria realtà;
  • interpersonale: quando serve all’interazione e a provocare una reazione nell’altro con relativo feedback emotivo ed empatico;
  • educativa: quando serve a trasferire conoscenze sociali e culturali, e in questo caso può prendere la forma orale e scritta;
  • testuale: quando permette di stabilire dei legami tra le parti del messaggio e il contesto in cui viene prodotto per stimolare un ragionamento;
  • simbolica: quando usa i simboli e consente di rappresentare un oggetto, una persona o una situazione.

La comunicazione non verbale: un linguaggio di relazione

Passando al linguaggio non verbale, questo viene anche chiamato relazionale.

Il motivo è che comprende tra le altre cose l’aspetto, lo spazio tra le persone, le espressioni del volto, il codice paralinguistico e addirittura quello olfattivo.

Potrebbe sembrare che il comportamento non verbale sia confuso e non interpretabile, ma conoscendone le regole diventa il più potente strumento di comprensione della comunicazione, anche e soprattutto quella verbale con la quale spesso è in contrasto.

Si definisce anche canale di dispersione in quanto lascia trapelare segnali a volte impossibili da controllare ma che ci dicono molto sulla persona che abbiamo davanti.

I codici della comunicazione non verbale

I codici della comunicazione non verbale hanno lo scopo, singolarmente o in combinazione, di supportare il linguaggio.

Servono, anche se non ce ne rendiamo conto, a capire meglio quello che ci viene detto e spiegare meglio quello che diciamo.

Soprattutto ci aiutano a capire le emozioni che accompagnano un messaggio, sia che lo inviamo sia che lo riceviamo.

Questi codici sono:

  • cinesico, che riguarda il linguaggio del corpo;
  • prossemico, che studia il comportamento nello spazio;
  • cronemico, che studia il tempo impiegato per un certo movimento.

Comunicazione non verbale e segnali di menzogna: la posizione del corpo nello spazio

La comunicazione non verbale è un aspetto fondamentale delle interazioni umane, che comprende espressioni facciali, gesti, posture, tono di voce e contatto visivo.

Questa forma di comunicazione svolge un ruolo cruciale nel trasmettere emozioni, intenzioni e verità. Tuttavia la comunicazione non verbale è anche un campo affascinante per lo studio dei segnali di menzogna, poiché spesso le persone mentono in modo consapevole o inconscio, e il loro corpo può tradire le loro parole.

Per quanto riguarda la posizione del corpo nello spazio, la premessa è che ciascuno di noi si muove all’interno di esso.

Allo stesso tempo si orienta e si posiziona relativamente agli oggetti presenti in quello spazio e alle altre persone.

Si parla in questo caso di prossemica, cioè quella disciplina che studia lo spazio e le distanze interprentandoli come una comunicazione.

Secono l’antropologo Edward Hall l’essere umano può posizionarsi nello spazio in 4 modi:

  • nella zona intima che corrisponde a quella zona compresa tra il proprio corpo e l’area che si estende per circa 45 cm da sè. Quello è lo spazio personale che si tende a difendere e nel quale possono entrare solo le persone vicine dal punto di vista emotivo;
  • oppure nella zona personale che va da 45 cm a 1,20 m circa. È la distanza tipica degli amici, in cui ci si può anche toccare ma mantenendo comunque una distanza confortevole;
  • nella zona cosiddetta sociale, che dal metro e 20 arriva a circa 3 metri e 65 cm. Si tratta della distanza tipica delle relazioni di natura non personale in cui non ci si tocca;
  • infine nella zona pubblica, che si allarga dai 3,65 mt in poi e che caratterizza ad esempio chi parla in pubblico davanti a una platea.

Comunicazione non verbale e segnali di menzogna: attenzione ai movimenti oculari

Ogni giorno i nostri occhi, ricchi di terminazioni nevose e controllati da svariati muscoli, si contraggono migliaia di volte.

Gli occhi sono un canale privilegiato di comunicazione non verbale e spesso veicolano segnali di menzogna.

Si pensi solo alla dilatazione pupillare, che indica uno stato di eccitazione o comunque di interesse verso quello che si sta guardando.

Al contrario la contrazione della pupilla può indicare uno stato emotivo negativo.

Ogni movimento oculare poi ci indica il tipo di messaggio a cui il soggetto sta accedendo.

Tutto quello che viene interpretato a livello oculare si basa su due premesse fondamentali, senza le quali si rischia di commettere errori grossolani.

La prima premessa è che il controllo dei movimenti oculari, come di ogni parte del corpo, è controlaterale. Questo vuol dire che a controllare il movimento degli occhi a sinistra, ad esempio, è l’emisfero destro e viceversa.

Per cui è necessario sapere quali funzioni sono controllate dalle specifiche zone cerebrali.

L’emisfero sinistro è deputato alla razionalità, e quindi i movimenti degli occhi verso destra ci fanno sospettare un’elaborazione non spontanea.

Al contrario, poiché l’emisfero destro presiede al ricordo emotivo, è verosimile che lo sguardo a sinistra signfichi che il soggetto sta ricordando realmente qualcosa che è accaduto.

Tutto questo però vale per le persone destrimane, perché nei mancini il discorso è generalmente capovolto.

La seconda premessa da fare è che ci sono due condizioni che impediscono i movimenti oculari:

  • malattie neurodegenerative che colpiscono la muscolatura;
  • interventi di chirurgia che bloccano i muscoli facciali come le iniezioni di botulino.

Ciò detto, lo schema è il seguente:

Comunicazione non verbale: il significato della posizione degli occhi

movimenti oculari e segnali di menzogna

  • sguardo in alto a sinistra: il soggetto ricorda immagini visive;
  • sguardo in alto a destra: il soggetto costruisce immagini visive:
  • occhi a livello a sinistra: il soggetto ricorda suoni;
  • occhi a livello a destra: il soggetto costruisce suoni;
  • sguardo in basso a sinistra: il soggetto dialoga con sé stesso:
  • sguardo in basso a destra: il soggetto pensa a sensazioni corporee.

Se il soggetto guarda dritto davanti a sè questo può indicare che sta accedendo a sensazioni multiple.

Comunicazione non verbale e segnali di menzogna: attenzione al disallineamento tra corpo e linguaggio

Va specificato che nessun segnale è infallibile e il contesto e le differenze culturali giocano un ruolo chiave.

La base tuttavia si fonda sul presupposto che le espressioni facciali e il linguaggio verbale possono non allinearsi.

Ad esempio, una persona potrebbe sorridere mentre dice qualcosa di triste.

Quali sono i segnali di disallineamento?

  • evitamento del contatto visivo: le persone che mentono tendono a guardare altrove o a evitare di mantenere il contatto visivo;
  • movimenti nervosi: grattarsi, giocherellare con gli oggetti o gesticolare in modo eccessivo possono essere segnali di ansia legati alla menzogna;
  • postura rigida: una postura contratta o immobile può essere un segno di disagio;
  • incoerenza nel discorso: le contraddizioni nelle informazioni possono rivelare la falsità di una dichiarazione. Se una persona fornisce dettagli diversi su un evento in momenti diversi, potrebbe essere un segnale che non sta dicendo la verità;
  • dettagli eccessivi o vaghi: le persone che mentono possono sovraccaricare le loro storie con dettagli inutili nel tentativo di sembrare più credibili. Oppure evitano di dare informazioni specifiche per timore di essere scoperti;
  • risposte emotive inadeguate: le emozioni espresse da una persona mentre sta mentendo possono non corrispondere al contenuto della sua dichiarazione. Ad esempio, qualcuno potrebbe mostrare una risata inappropriata o un sorriso quando parla di un tema serio;
  • alterazioni nel tono della voce: il tono, il ritmo e il volume della voce possono cambiare quando una persona mente. Aumenti improvvisi nel tono possono suggerire nervosismo, mentre un tono monotono potrebbe riflettere una mancanza di sincerità;
  • proteste eccessive: le persone che mentono possono reagire in modo eccessivo alle accuse o alle domande, cercando di difendersi con fervore. Frasi come “Perché mai dovrei mentire?” possono essere indicative di una persona che cerca di giustificarsi;
  • ritardo nelle risposte: un intervallo prolungato tra la domanda e la risposta può segnalare che la persona sta cercando di inventare una storia o si sente sotto pressione;
  • stato emotivo: lo stato d’animo di una persona può alterare le sue espressioni non verbali. Ad esempio, una persona stressata potrebbe mostrare segni di ansia anche se non sta mentendo.

Comunicazione non verbale: è necessario contestualizzare i segnali di menzogna

È importante notare che nessuno di questi segnali è una prova definitiva di menzogna.

Ogni persona ha il proprio modo di comunicare e reagire, e fattori come stress, ansia o personalità possono influenzare il suo comportamento.

Pertanto, è fondamentale considerare il contesto in cui si verificano questi segnali.
La necessità di contestualizzare è necessaria in diversi ambiti, dalla comunicazione alla psicologia, dall’educazione alla sociologia.

Contestualizzare significa collocare un’informazione, un evento o un’idea all’interno di un determinato contesto, affinchè possa essere compreso in modo più profondo e significativo.

Alcuni aspetti chiave della necessità di contestualizzare riguardano ad esempio:

  • altre lingue, e questo vale negli interrogatori con persone di altre culture e idiomi;
  • l’empatia, cioè la comprensione dello stato emotivo della persona che abbiamo davanti. Questo è importante quando si parla con una vittima o un testimone di un evento drammatico;
  • i bias cognitivi, quindi gli errori del giudizio che possono farci interpretare in modo errato un messaggio. Questo può accadere quando ci convinciamo della colpevolezza o dell’innocenza di qualcuno e tendiamo a rilevare solo i segnali che confermano la nostra ipotesi ignorando quelli che la disconfermano;
  • altre culture, cioè il fatto che in altri popoli si possano veicolare messaggi e gesti con un diverso significato. Vuol dire che si debbono sempre declinare i comportamenti all’interno della cultura di chi li compie. Si parla nello specifico di identità culturale, che spiega come il Paese di provenienza possa influenzare l’identità individuale e collettiva. È il caso di Amanda Knox nel delitto di Perugia.

Le generalizzazioni e i pregiudizi dunque possono derivare da una mancanza di contestualizzazione.

È fondamentale analizzare le situazioni e i comportamenti considerando la storia, l’ambiente e le specificità individuali per evitare giudizi affrettati.

Quali sono i Bias cognitivi che influenzano l’analisi dei segnali di menzogna nella comunicazione non verbale

I bias possono manifestarsi in diversi contesti, e in quello giudiziario possono condurre a una errata percezione dei segnali non verbali. Alcuni dei bias più comuni includono:

  • il bias di conferma, cioè la tendenza a ricordare o reperire o anche a interpretare informazioni in modo da confermare le proprie convinzioni pregresse;
  • oppure il bias di ancoraggio, quindi il meccanismo per cui le prime informazioni ricevute influenzano il giudizio e la decisione successiva;
  • il bias di disponibilità, cioè la propensione a sovrastimare l’importanza delle informazioni più facilmente richiamabili alla mente, spesso a causa della loro recente esposizione.

Questi errori del giudizio sono molto più comuni di quanto si potrebbe credere e possono portare alla cosiddetta “Visione a tunnel” che porta gli investigatori a battere una sola pista in accordo con le loro convinzioni errate.

Secondo gli autori ci sono due criteri per interpretare i segnali di menzogna: moderatamente sicuri e discutibili.

Comunicazione non verbale e segnali di menzogna moderatamente sicuri

Ci sono degl indicatori che possono farci essere moderatamente sicuri che il nostro interlocutore stia mentendo.

Naturalmente è bene usare più codici, ad esempio analizzare anche gli occhi.

Questi indicatori sono:

  • latenza della risposta: quanto più tempo passa tra una domanda e la risposta tanto più è probabile che il soggetto stia valutando come rispondere;
  • gesti di copertura: partendo dall’assunto per il quale i gesti di autotoccamento che riguardano il volto e le zone a esso più vicino indicano tensione, gesti come coprire la bocca possono essere interpretati come un tentativo di non far uscire le parole;
  • quindi i toccamenti possono indicare una compulsione menre si mente. Questo vale soprattutto per occhi, viso, naso, labbro superiore, lobi dell’orecchio, fronte;
  • postura e movimento sulla sedia, per cui più una persona si muove più indica un nervosismo.

Comunicazione non verbale e segnali di menzogna negli psicopatici e negli agenti segreti

Ci sono due situzioni in cui i segnali di menzogna dovrebbero essere presi con estrema cautela in quanto molto discutibili.

Il primo caso riguarda i segnali inviati dagli psicopatici come i serial killer.

Gli psicopatici sono noti per la manipolazione e per il modo in cui riescono a ingannare chi non è preparato a interagire con loro.

Non si dovrà quindi, a meno che non si sia estremamente addestrato, basarsi sul loro linguaggio del corpo per prendere decisioni.

Il secondo caso riguarda invece gli agenti sotto copertura addestrati all’interrogatorio.

Questi soggetti vengono allenati specificatamente per non far trapelare emozioni e gesti non verbali che potrebbero farli scoprire.

Sono dunque addestrati a mentire.

Sebbene la comunicazione non verbale quindi possa fornire indizi utili sulla verità o menzogna, è importante approcciare questa analisi con cautela.

Non esiste un modo infallibile per rilevare la disonestà e affidarsi esclusivamente ai segnali non verbali può portare a errori di giudizio.

In contesti investigativi o professionali, la formazione nel riconoscere e interpretare la comunicazione non verbale può essere utile, ma è fondamentale considerare il contesto complessivo e non basarsi solamente su alcune osservazioni.

Inoltre, è eticamente problematico accusare qualcuno di mentire basandosi solo su segnali non verbali, poiché ciò può portare a malintesi e conflitti.

La comunicazione non verbale e i segnali di menzogna sono temi complessi e interconnessi. Mentre i segnali non verbali possono offrire indizi sulla verità, la loro interpretazione deve essere sempre contestualizzata e riflessiva.

GUARDA IL VIDEO

Fonti utilizzate

Ekman, P., & Friesen, W. V. (1968). Nonverbal behavior in psychotherapy research. In Research in Psychotherapy Conference, 3rd, May-Jun, 1966, Chicago, IL, US. American Psychological Association.

Hall, E. T., Birdwhistell, R. L., Bock, B., Bohannan, P., Diebold Jr, A. R., Durbin, M., … & Vayda, A. P. (1968). Proxemics [and comments and replies]. Current anthropology9(2/3), 83-108.

Martini, N., & Mastronardi, V. M. (2020). The world of communication: non-verbal communication (NVC), neuro-linguistic programming (NLP) and persuasion strategies. Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia25(1-2-3).

Watzlawick, P., Beavin, J. H., & Jackson, D. D. (1971). Pragmatica della comunicazione umana. Astrolabio, Roma35, 1-47.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *