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Cicalone come Fleximan?
Questa è la domanda che molti italiani si stanno ponendo in questi giorni.
Ciò che ci si chiede è se la giustizia privata sia giusta o se quello che sta accadendo in Italia sia sintomo di una deriva forcaiola.
Diversi sono i ragionamenti che si possono fare in tal senso.
Chi è e cosa fa Simone Cicalone
Cominciamo con il dire di chi stiamo parlando.
Simone “Cicalone” è un ex pugile e youtuber anche campione di kick boxing; titolare di un canale Youtube che ha chiamato “Scuola di botte“. Su questo canale da anni pubblica video in cui, spostandosi in varie città italiane, filma momenti di criminalità e impartisce lezioni di autodifesa.
Ultimamente è passato agli onori delle cronache perché, tra molte polemiche, filma anche i borseggiatori nelle metropolitane italiane. Sarebbe anche stato picchiato sulla linea delle metropolitana romana “A” finendo in ospedale lo scorso giugno.
Se questo suo modus operandi, si potrebbe dire, è stato accolto con favore dalla popolazione, allo stesso tempo sembra aver turbato molti perbenisti.
La critica mossa a Cicalone si fonda sul fatto che non ci si potrebbe fare giustizia da sé.
La domanda però resta sempre la stessa. Quando lo Stato è assente e il cittadino percepisce un senso di abbandono e di pericolo, è sbagliato difendersi da soli?
Le critiche vertono proprio sul concetto di “difesa”, che secondo molti Cicalone avrebbe superato passando all’offesa.
Ma è veramente così? Questo ragazzo, nel momento in cui blocca un borseggiatore, sta commettendo un reato?
Cicalone come Fleximan viola la legge? L’articolo 383 del Codice di Procedura Penale
La risposta è no.
Lo spiega chiaramente l’articolo 383 del nostro Codice di Procedura Penale dal titolo Facoltà di arresto da parte dei privati nel momento in cui afferma che:
“ogni persona è autorizzata a procedere all’arresto in flagranza, quando si tratta di delitti perseguibili di ufficio. La persona che ha eseguito l’arresto deve senza ritardo consegnare l’arrestato e le cose costituenti il corpo del reato alla polizia giudiziaria la quale redige il verbale della consegna e ne rilascia copia“.
Cominciamo quindi con il dire che Simone Cicalone, a patto che non usi violenza, non sta commettendo alcun crimine se blocca un borseggiatore preso in flagranza di reato requisendogli la refurtiva.
Per completezza di informazione va detto però che a seguito della cosiddetta “Riforma Cartabia” della Giustizia, il reato di borseggio, altrimenti detto di furto aggravato dalla destrezza è stato trasformato in un reato procedibile a querela di parte.
Ciò significa che solo chi ha subito il furto, quindi la persona offesa, può fare denuncia.
Questa decisione appare per molti incomprensibile, perché di fatto lega le mani alle forze dell’ordine che non possono arrestare un criminale colto sul fatto senza querela.
Resta il fatto che se la persona è presente e Cicalone blocca il criminale in attesa della Polizia, svolge un servizio alla comunità.
O no?
Cicalone come Fleximan. La giustizia privata è giusta?
Proprio qui nasce la polemica. Cicalone come Fleximan, ci si chiede?
Un altro eroe vendicatore che raccoglie il malcontento della popolazione?
In realtà esistono delle differenze notevoli tra le due figure.
Fleximan, come spiegato in questo articolo, in effetti commette un reato nel momento in cui danneggia un autovelox.
Così, anche se raccoglie il malumore e la rabbia degli automobilisti vessati dalle multe selvagge, si rileva un reato a suo carico.
Nel caso di Cicalone, come detto e a patto che lui stesso non usi violenza, egli sta avvalendosi di una facoltà ben precisa: quella di difesa.
Non solo: lo stesso Cicalone si difende dalle accuse di essere un picchiatore o peggio un fascista.
Afferma, e questo non si fa fatica a crederlo, che “la gente è esasperata dai borseggiatori”. Le stime solo per la città di Roma parlano di circa 8.000 furti l’anno. Sarebbero moltissimi quelli che, secondo Cicalone, vorrebbero affiancarlo in queste ronde metropolitane a tutela della popolazione.
Una gara da 90 mlioni di euro per la sicurezza in metropolitana
Possibile che vi sia tanta resistenza contro l’operato di Simone Cicalone perché qualora la metropolitana fosse sicura, non ci sarebbe bisogno di viglianza privata?
Naturalmente si tratta di una provocazione, ma proviamo a fare questo ragionamento.
Le Commissioni “Mobilità” e “Giubileo”, tramite l‘assessore ai Trasporti Eugenio Patanè, hanno annunciato due gare per la vigilanza armata e il servizio di sicurezza non armata sulla Metro A, sulla Metro B e sulla Metro C. Si tratta di un appalto da 70,5 milioni di euro per le metropolitane e di 23 milioni di euro per i depositi dei treni.
Cosa accadrebbe se ogni cittadino si facesse garante della sicurezza in metropolitana denunciando i furti e tutelando le persone più deboli, senza naturalmente usare violenza?
Se vivessimo in un mondo in cui nessuno si gira dall’altra parte e in cui tutti ci guardiamo le spalle dai criminali?
Davvero non vogliamo dei volonterosi e forti giovani che garantiscono la nostra sicurezza quando viaggiamo?
Quale differenza ci sarebbe con delle guardie armate pagate dal Comune? Appunto che quelle sono pagate e i volontari no?
Spiace rilevare tanta resistenza a difesa dei criminali che, si deve dirlo senza se e senza ma, commettono reati di furto in modo reiterato e impunito.
Al contempo, forse, sapere che c’è qualcuno che non si gira dall’altra parte, fa sentire più sicuri?